Dopo cinque anni di guerra, lo Yemen ormai conta sugli attori umanitari per garantire assistenza sanitaria, nutrizionale, e interventi di protezione delle persone vulnerabili.
Vivere in Yemen significa rischiare la vita in qualsiasi momento. La salute, la sicurezza, le condizioni economiche e sociali sono precarie e i servizi sono vicini al collasso. Dare alla luce un bambino o persino una semplice ustione, possono diventare minacce alla sopravvivenza. Per cinque anni il paese è stato teatro di bombardamenti e scontri e metà delle strutture sanitarie non funziona. Se vivi in Yemen, le possibilità di curarsi e sopravvivere sono scarse. Per questo, dal 2008 operiamo nel paese per garantire l’accesso alla salute, al cibo, alla protezione umanitaria. Il nostro intervento in Yemen è cruciale. Sosteniamo il sistema sanitario nazionale e arriviamo in zone di difficile accesso per garantire cure salva vita.
Con i fondi della Direzione Generale per la Protezione Civile e le Operazioni di Aiuto Umanitario (DG ECHO), INTERSOS ha avviato in Yemen un progetto multisettoriale di aiuto nei governatorati di Hajja e Aden, con particolare attenzione ai distretti di Qafl Shamer e Ku’aydinah ad Hajja, e ai distretti di Al-Buraiqa e Dar Sa’ad ad Aden, aree che ospitano un gran numero di sfollati interni fuggiti dagli scontri di Al-Hudaydah, accolti da una comunità ospitante altrettanto in difficoltà.
Il progetto finanziato dalla DG ECHO
Il progetto ha assistito 98.773 persone, garantendo servizi sanitari e nutrizionali di emergenza, integrati con servizi di protezione per tutte le persone colpite dal conflitto, in particolare donne e bambini, e sfollati interni.
Nello specifico, il progetto ha assicurato assistenza sanitaria di base, il trasferimento agli ospedali più vicini per l’assistenza sanitaria primaria e secondaria, servizi di salute mentale e supporto alle vittime di violenza di genere. Abbiamo supportato direttamente le strutture sanitarie e attivato team di cliniche mobili per garantire l’accesso alla salute riproduttiva/materna, neonatale e dei bambini; abbiamo assicurato assistenza prenatale e postnatale alle madri; assistenza ai neonati attraverso immunizzazione, integrazione con vitamina A, screening per la malnutrizione, trattamento per casi di malnutrizione acuta; supportato da volontari per la salute della comunità, il team di INTERSOS ha fatto educazione sanitaria, eseguito trattamenti ambulatoriali per disturbi comuni, integrazione dell’alimentazione dei neonati e dei bambini piccoli.
Insieme alle attività mediche e nutrizionali, INTERSOS ha fornito servizi di protezione di emergenza alle persone più vulnerabili, a quelle con esigenze e bisogni specifici, ai minori vittime di abuso e alle donne sopravvissute alla violenza di genere. Le attività di protezione sono state integrate con quelle sanitarie, fornendo alla popolazione interessata servizi di supporto psico-sociale e assistenza legale presso il Community Center (CC), mentre i volontari per la sensibilizzazione della comunità hanno aiutato nelle procedure per l’identificazione e la segnalazione di casi di protezione. Le sessioni di sensibilizzazione della comunità sono state suddivise per target, età e genere. In un contesto così drammatico, interventi sanitari, nutrizionali e di protezione restano di vitale importanza per la sopravvivenza delle persone, e per garantire quel minimo di dignità che la guerra ha cancellato.
La storia di Ikram
Ikram è una donna sfollata di quarantuno anni del governatorato di Al-Dhale. È sposata, ha quattro figli e due figlie. Si è sposata in tenera età e suo marito lavorava a giornata nel settore delle costruzioni fino a quando non ha iniziato a soffrire di una malattia allo stomaco. Ha subito diversi interventi chirurgici che gli hanno reso impossibile lavorare e cancellato l’unica fonte di entrata per la famiglia. Ikram non aveva mezzi per sostenere la sua famiglia, assicurare cibo per i suoi figli e prendersi cura del marito malato. Poi, l’area in cui vivevano è stata pesantemente colpita dai razzi e la loro casa distrutta. Ikram, suo marito e i suoi figli si sono quindi trasferiti ad Aden nel distretto di Al-Buraiqa nel febbraio 2019. Hanno affittato una piccola casa nel subdistretto di Foqom, ma avendo perso tutto, non potevano permettersi di pagare l’affitto. Dopo aver sentito parlare del Community Centre di INTERSOS, Ikram ha deciso di andare il primo febbraio 2020 e ha spiegato le sue difficoltà. Ha ricevuto assistenza in denaro per pagare l’affitto e ha usato una parte per aprire una piccola impresa per vendere torte e gelati. Così, ha attivato una fonte di reddito che la aiuta a provvedere all’affitto e al cibo. Suo marito è stato invece ricevuto dal team sanitario mobile di INTERSOS per le cure necessarie. Avendo poi espresso interesse per sviluppare meglio la sua attività, Ikram è stata segnalata per partecipare a un programma di sostentamento di un’organizzazione partner locale.
La storia di Najat
Najat, una donna di trent’anni sfollata dal governatorato di Taiz, si è trasferita con suo marito e i tre figli maschi nel distretto di Al-Buraiqa nel giugno 2019 e si è stabilita nel sito di insediamento di sfollati di Al-Shaab. Il 17 marzo 2020, mentre stava cucinando il pranzo per la sua famiglia, ha sentito che stavano distribuendo cibo all’esterno del sito abitativo. E’ corsa fuori, dimenticando il fuoco acceso. Il fuoco è divampato nella tenda, dove dormiva uno dei bambini. Quando ha visto le fiamme, è corsa terrorizzata verso la tenda per salvare suo figlio ma, nel farlo, si è bruciata un braccio e una mano. Najat era al settimo mese quando è successo. Per cercare assistenza, ha raggiunto il team della clinica mobile di INTERSOS nel sito di insediamento di sfollati di Al-Shaab, dove un medico ha sollecitato un intervento chirurgico immediato per curare l’ustione di terzo grado e prevenire i rischi per il suo bambino. Il medico l’ha poi indirizzata al Community Centre INTERSOS, dove è stata presa in carico da un assistente sociale e inserita in un percorso di supporto psicologico. Ha poi ricevuto assistenza in denaro per pagare i servizi sanitari di cui aveva bisogno, e uno di quelli che chiamiamo dignity kit, contenente indumenti intimi, sapone, dispositivi igienici. Mamma e figlio sono stati salvati dalle complicazioni dell’ustione.
La storia di Ashjan
Prima che il marito di Ashjan morisse in un incidente in barca, la coppia stava progettando di avere un figlio. La morte del marito è stata uno shock terribile per la trentanovenne Ashjan, che ha iniziato a isolarsi, avvertendo i sintomi della depressione, già iniziati dopo lo sfollamento. Si è stabilita nelle fattorie di Gawala nel distretto di Dar Sa’ad – Aden. La sua famiglia l’ha portata da un medico specializzato in malattie mentali, che le ha prescritto dei farmaci che però non hanno fatto molto effetto. Nel frattempo, Ashjan ha scoperto di essere incinta.
A settembre 2019, la famiglia di Ashjan ha raggiunto il Community Centre di INTERSOS a Dar Sa’ad, pronta a spendere gli ultimi soldi rimasti per chiedere assistenza per la figlia. Ashjan è stata indirizzata al team della clinica mobile di INTERSOS – che opera nell’ambito dell’intervento finanziato dalla DG ECHO – che ha risposto prontamente, visitandola nelle fattorie di Gawala. Per monitorare la salute del bambino, è stato deciso di trasferire Ashjan all’ospedale Al-Sadaqa, dove il ginecologo ha confermato le buone condizioni mediante ultrasuoni e altre indagini mediche. Ashjan è tornata a casa, dove il team di protezione di INTERSOS ha continuato a monitorare la sua salute psicologica. Quando poi è stata visitata dal team della clinica mobile, Ashjan ha riferito di essere in travaglio, ma l’ostetrica che l’ha visitata ha visto che non era ancora arrivato il momento. La famiglia di Ashjan ha espresso preoccupazione per i rischi di vivere in un’area remota senza sapere i termini della nascita. Il team della clinica mobile di INTERSOS ha quindi deciso di trasferirla all’ospedale Al-Sadaqa, dove due giorni dopo Ashjan ha dato alla luce il suo bambino. Questa nascita ha portato grandi speranze per Ashjan e la sua famiglia, che confida nel miglioramento psicologico della figlia.
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