World Humanitarian Day 2024: proteggere i civili è l'unico obiettivo
World Humanitarian Day 2024: proteggere i civili è l'unico obiettivo
Nel 2024, i civili, le infrastrutture civili e gli operatori umanitari sono stati e continuano a essere sotto attacco. Lo vediamo ogni giorno nei Paesi in cui INTERSOS opera: in Sudan, in Ucraina, nel Sud del Libano, nella Repubblica Democratica del Congo. Lo abbiamo osservato e denunciato in questi nove mesi nel conflitto a Gaza.
Cresce ogni giorno, davanti ai nostri occhi, il bilancio di civili uccisi nei conflitti: uomini, donne e bambini che dovrebbero essere protetti in base al Diritto Internazionale Umanitario e che non possiamo accettare vengano definiti “danni collaterali“.
Sempre più operatori umanitari e operatori sanitari muoiono mentre cercano di alleviare le sofferenze delle persone travolte dalla guerra.
Le bombe radono al suolo gli ospedali, le scuole, le abitazioni civili. Distruggono le strade, interrompono la fornitura di energia elettrica e acqua pulita.
La fame, la violenza sessuale e la violenza di genere vengono utilizzate impunemente come arma di guerra e l’accesso umanitario viene sistematicamente ostacolato.
Lunedì 19 agosto 2024 ricorre il 21° anniversario dell’attentato al quartier generale delle Nazioni Unite al Canal Hotel di Baghdad, in Iraq, nel quale rimasero uccisi 22 operatrici e operatori umanitari. Cinque anni dopo, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 19 agosto come Giornata Umanitaria Mondiale, World Humanitarian Day, una ricorrenza dedicata a tutte le operatrici e gli operatori uccisi o feriti nello svolgimento del loro lavoro e alla richiesta di protezione per le popolazioni colpite da conflitti e per le operatrici e gli operatori impegnati nel portare loro aiuto.
Nonostante 75 anni di leggi internazionali universalmente accettate per regolare la condotta dei conflitti armati e limitarne l’impatto, le violazioni del diritto umanitario internazionale continuano senza sosta, spesso impunite e senza controllo.
E mentre i civili, compresi gli operatori umanitari, pagano il prezzo finale in numero inaccettabile, i responsabili sfuggono sistematicamente alla giustizia.
Per porre fine a tutto questo è indispensabile una reazione di tutte le coscienze e una mobilitazione generale per difendere il diritto umanitario internazionale, in particolare, quella serie di regole che garantiscono la protezione dei civili nei conflitti.
Proteggere il diritto umanitario significa proteggere i civili e proteggere i civili dovrebbe essere l’unico obiettivo.
Cosa vediamo nelle nostre missioni:
Sud del Libano
Nel sud del Libano, dove gli scambi di fuoco tra Israele e Hezbollah sono quotidiani, gli attacchi indiscriminati sui civili e sulle infrastrutture civili sono sempre più frequenti e vengono perpetrati senza alcuna conseguenza.
Sudan
La fame viene ormai utilizzata impunemente come arma di guerra nei conflitti. In Sudan circa 25,6 milioni di persone – oltre la metà della popolazione – soffrono la fame, tra cui più di 755.000 persone sull’orlo della carestia.
Repubblica Democratica del Congo
La violenza sessuale e di genere viene utilizzata impunemente come arma di guerra. In Nord Kivu, solo nell’aprile 2024, sono stati denunciati più di 1.700 nuovi casi di violenza sessuale negli insediamenti che accolgono gli sfollati interni.