Dall’inizio di agosto diversi paesi dell’Africa Orientale e del Corno d’Africa stanno affrontando una nuova emergenza climatica. Alluvioni e conseguenti inondazioni stanno devastando Somalia, Etiopia, Sudan, Uganda, Kenya e il Sud Sudan. Proprio da quest’ultimo paese, sospeso tra la scia del lungo conflitto civile iniziato nel 2013 e lo sviluppo di un fragile processo di pace, arriva il resoconto della nostra missione, insieme ad un forte allarme.

 

 

La preoccupazione è alta per il rischio di aumento dell’insicurezza alimentare e di carestia. A causa del nuovo disastro ambientale, si stimano, secondo i dati delle Nazioni Unite, più di 700 mila persone coinvolte e la perdita totale del prossimo raccolto. 900 mila persone, vittime delle inondazioni che hanno colpito il Paese nel 2019, hanno ancora bisogno di aiuti alimentari. Le regioni più colpite si trovano nell’area orientale del Paese, in particolare negli stati di Jonglei, Unity e Lakes.

 

“La situazione è molto complessa”, afferma Stefano Antichi Capo missione INTERSOS Sud Sudan, “Da quando hanno avuto inizio le forti piogge che hanno provocato l’esondazione del Nilo Bianco, le persone sono costrette a fuggire. Continui spostamenti da villaggio a villaggio, case e campi ricoperti di acqua”.

 

INTERSOS opera dal 2006 proprio in una delle aree maggiormente colpite dalle alluvioni: nel Jonglei circa 100 mila persone sono state colpite dalle forti piogge. Circa il 70% della popolazione sta subendo le conseguenze dell’aver perso tutto. “Molte persone sfollate stanno cercando riparo nelle scuole, le occupano nella speranza che non vengano distrutte anche quelle”, racconta Stefano.

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“Il nostro intervento è finalizzato alle attività di protezione e distribuzione beni di prima necessità”, continua il capo missione di INTERSOS, “stivali di gomma e giacche per la pioggia, cibo, vestiti, sapone e prodotti igienici, zanzariere, dignity kits (prodotti intimi e per l’igiene destinati a donne e ragazze), lampade solari. Supportiamo anche i minori soli, consegnando loro cibo e coperte per la notte.”

 

“In questo difficile contesto, INTERSOS sta cercando di raggiungere anche quelle aree remote dove i livelli raggiunti dalle acque sono decisamente alti e impraticabili”, afferma Stefano raccontando il lavoro sul campo della ONG.

 

Per i prossimi mesi è previsto un ulteriore intervento per dare supporto alla ricostruzione delle scuole che subiranno danni e altre strutture distrutte dalle incessanti piogge. Dopo la crisi determinata dalla pandemia di COVID-19, ora gli abitanti di queste aree si sono trovate a dover affrontare un’altra emergenza che comporta problematiche nella ricerca di cibo, il rischio di un aumento della malaria e vari problemi di protezione in una situazione già estremamente complessa e volatile. Si prevede che l’emergenza duri almeno fino alla fine dell’anno per via della particolarità del terreno incapace di assorbire totalmente l’acqua, comportando un allungamento dei tempi di ripresa dalle alluvioni.

 

 

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