A un anno dal terremoto che ha colpito la Turchia e il Nord della Siria, facciamo un bilancio della grave situazione economica e umanitaria che sta affliggendo le aree in cui lavoriamo

 

 

Erano le ore tredici e ventiquattro minuti del 6 febbraio 2023, una serie di scosse di terremoto, delle quali la più forte di magnitudo 7.7, hanno fatto tremare la Siria settentrionale e la Turchia meridionale. Ad un anno dalla catastrofe è necessario ricordare la dimensione dell’accaduto attraverso i numeri che hanno segnato un’intera popolazione: quasi seimila sono state le vittime nel territorio siriano, 12.800 le persone ferite e decine di migliaia gli edifici distrutti. Le settimane e i mesi successivi sono stati prove di sopravvivenza per centinaia di migliaia di persone, tra cui bambini piccoli e anziani. La difficoltà -talvolta impossibilità- di avere accesso a beni e servizi primari, come ripari, cibo, acqua, elettricità e cure mediche, ha reso ancora più gravosa la condizione umanitaria che affligge la Siria da anni. 

 

La crisi umanitaria

 

Un Paese con un conflitto in corso da 12 anni, con un’ economia instabile e una graduale diminuzione, negli anni, dei finanziamenti per gli interventi umanitari. Un quadro critico che è stato aggravato dal terremoto dello scorso anno e che ha pesato enormemente sui 15 milioni di persone che in Siria hanno bisogno di assistenza umanitaria, di cui 4 milioni vivono in condizioni estreme o catastrofiche

Secondo l’ultimo report di OCHA sulla situazione umanitaria in Siria, nel 2024 si stima che 16,7 milioni di persone (8,4 milioni di donne e 8,3 milioni di uomini) avranno bisogno di assistenza umanitaria, rispetto ai 15,3 milioni del 2023. Di questi milioni di persone bisognose, 5,5 milioni sono ancora oggi sfollati. L’impatto del terremoto ha eroso ancora di più la capacità di funzionare dei servizi di base: i sistemi idrici e igienico-sanitari e i servizi sanitari pubblici sono stati messi a dura prova. Le ricorrenti epidemie, le malattie trasmesse dall’acqua, così come la prolungata siccità e la crisi idrica hanno fatto emergere l’urgenza di un intervento medico sulle malattie prevenibili con i vaccini, ancora troppo poco diffusi tra la popolazione. Alla precarietà del sistema di cure si aggiunge l’insicurezza alimentare che sta incidendo sull’aumento della malnutrizione e della mortalità. 

Molte famiglie assistite dal team di INTERSOS stanno affrontando una situazione economica disastrosa, persone che diventano sempre più vulnerabili e impossibilitate a soddisfare le proprie esigenze di base. All’indomani del terremoto del 6 febbraio, INTERSOS, ha attivato subito squadre di operatrici e operatori umanitari di supporto alla popolazione. Sono state raggiunte donne e ragazze per consegnare più di tremila kit igienici e sanitari, come forniture essenziali per l’igiene mestruale. Sono stati distribuiti quasi duemila kit invernali a bambini ed adulti per difendersi dal freddo, costretti a trascorrere la maggior parte del tempo all’aperto dopo la fuga da case inagibili o distrutte completamente a seguito del terremoto. 

 

L’intervento di INTERSOS

 

INTERSOS ha esteso anche il suo intervento alla riabilitazione delle scuole danneggiate dal terremoto. In totale sono stati ristrutturati e messi in sicurezza 14 istituti scolastici, al fine di non interrompere le attività didattiche per lungo tempo. 

Nel 2023, nelle località di Hama e di Idlib -tra le più colpite dal terremoto- la missione umanitaria ha raggiunto, con le sue cliniche mobili e con squadre di medici ed infermieri, più di cinquemila persone bisognose di cure mediche o che, in assenza di collegamenti o per via delle distanze, non riuscivano a raggiungere i centri sanitari più accessibili. Lo staff medico risponde anche ai bisogni più specifici, come cure pediatriche per i bambini e ginecologiche per le donne.

La salute fisica non può escludere quella di natura psicologica, fortemente provata dallo shock del sisma, e, per questo motivo, nelle aree colpite dal terremoto, sono stati attuati interventi di sostegno psicosociale rivolti a individui, famiglie e comunità per facilitare e rafforzare la capacità di recupero, reagire al trauma subito che potrebbe protrarsi nel lungo termine.

 

 

 

(Photo by Burak Kara/Getty Images)