La pandemia disuguale

Con il sostegno della filantropia per la salute degli invisibili

A un anno dall’inizio delle attività di contrasto al COVID-19, INTERSOS ripercorre le tappe dell’intervento e i risultati raggiunti.

 

Lo scenario

Il 9 marzo 2020 iniziava il lockdown in Italia, l’inizio simbolico dell’epidemia di Coronavirus nel Paese. Un anno dopo si contano oltre 80.000 morti e 17.000 imprese hanno dichiarato che non potranno riaprire una volta finita l’emergenza.

Il virus ha colpito duramente la popolazione, esacerbando anche le criticità sociali esistenti già in tempi di normalità. Chi è stato colpito più duramente sono infatti le fasce di popolazione più marginalizzate, già di fatto escluse dall’accesso a diritti e servizi fondamentali, primo fra tutti il servizio sanitario pubblico.

 

INTERSOS durante Covid-19

Cosa ha fatto INTERSOS

Comprendere i bisogni complessi delle fasce di popolazione più fragili, raggiungere quelle persone che per vari motivi hanno difficoltà ad accedere alla sanità pubblica, coinvolgere le singole comunità attraverso percorsi di informazione e sensibilizzazione e dar loro gli strumenti per superare le barriere di accesso alla salute. Questo è ciò che INTERSOS ha fatto in un anno di intervento di contrasto al COVID-19, intervento che ha portato alla creazione di un vero e proprio modello, un approccio sanitario incentrato sulla medicina di prossimità, pensato per e con quelle comunità che da anni vivono ai margini della società.

L’intervento

Al momento della prima emergenza COVID–19, INTERSOS era già presente in Italia con i propri progetti a supporto delle persone più fragili. Già dalle primissime fasi dell’epidemia, i team di INTERSOS hanno immediatamente ampliato, potenziato e in parte riconvertito la propria risposta di cura, includendo azioni di contrasto al COVID-19 e implementando una risposta “su strada” per raggiungere i principali insediamenti informali, luoghi maggiormente a rischio per densità abitativa e condizioni igienico sanitarie inadeguate.

Dove

A Roma nelle occupazioni abitative, negli insediamenti informali vicini alle stazioni ferroviarie e nei centri di accoglienza per persone fragili, per richiedenti asilo e per minori stranieri non accompagnati, così come nelle campagne del Foggiano, nei principali insediamenti informali che accolgono fino a 6500 persone durante la stagione invernale, i Team mobili di INTERSOS hanno svolto e svolgono tuttora attività di sorveglianza sanitaria, educazione sanitaria e promozione della salute, anche attraverso la distribuzione di kit igienici.

Dall’inizio dell’intervento ad oggi, i team mobili hanno intercettato e supportato attraverso visite mediche 9.500 persone e coinvolto in sessioni di educazione sanitaria 9.947 persone.

 

L’attività di advocacy

Accanto alle attività operative sul campo, l’intervento di contrasto al COVID-19 ricomprende una fitta attività di advocacy, che ha portato in questi mesi a diversi risultati.

 

Il sostegno

Più realtà hanno contribuito al sostegno del nostro lavoro, tra cui il partenariato con UNICEF a Roma e il cofinanziamento nel Sud Italia della Commissione Europea sul progetto SuPrEme.

Tutti questi risultati non sarebbero però stati possibili senza una riconversione rapida delle attività nelle prime fasi dell’emergenza. Questa è stata possibile solo grazie al contributo delle fondazioni e degli enti filantropici che hanno scelto di supportare il nostro lavoro.

 

I prossimi passi

Grazie all’esperienza maturata in questi mesi, nel 2021 ci poniamo l’obiettivo di costruire, insieme agli enti territoriali e agli enti del privato sociale, un modello sociosanitario territoriale che sia sostenibile e duraturo e che vada ben al di là dell’emergenza.

L’intervento di emergenza su strada a Roma in favore delle categorie escluse proseguirà anche nel 2021.

Rafforzeremo la nostra presenza negli insediamenti informali del sud Italia, potenziando le attività in Puglia e intervenendo in altre regioni italiane, partendo dalla Sicilia.