Nove anni di conflitto in Yemen
A 9 anni dall’inizio della guerra in Yemen, i bisogni umanitari continuano ad essere enormi. A causa del conflitto e dei disastri naturali legati al cambiamento climatico le persone vivono una normalità fatta di scarso accesso al cibo, all’acqua pulita, all’assistenza sanitaria, a un alloggio sicuro, all’istruzione, ai servizi di protezione e ai mezzi di sussistenza.
Metà della popolazione ha bisogno di aiuti umanitari
Quella che vive lo Yemen è una crisi prolungata che continua e continuerà a riversare i suoi effetti sulla popolazione anche negli anni a venire. Il conflitto, iniziato nel 2014 e poi significativamente inasprito a partire da marzo 2015, ha prodotto ingenti costi economici e sociali per il paese e la sua popolazione. I progressi economici registrati nel 2022 dopo la tregua sono in gran parte svaniti e attualmente l’80% della popolazione yemenita vive sotto la soglia di povertà.
In tutto lo Yemen, inoltre, il conflitto e gli eventi legati al cambiamento climatico hanno pesantemente compromesso servizi pubblici e infrastrutture civili cruciali, come ospedali, scuole, sistemi di approvvigionamento idrico e infrastrutture abitative. Tutto ciò ha generato pressione sui servizi di base e aumentato i bisogni umanitari. Più della metà della popolazione del paese non ha sufficiente accesso al cibo, all’acqua potabile e a servizi sanitari adeguati. Solo la metà di tutte le strutture sanitarie del Paese, infatti, sono operative e alcune di queste sono solo parzialmente funzionanti. Più dell’80% della popolazione non usufruisce di un allaccio alla rete fognaria e quasi il 90% non ha accesso all’elettricità pubblica.
Il periodo di tregua e la sua prosecuzione de facto per tutto il 2023 hanno parzialmente mitigato i bisogni umanitari, anche se episodi di violenza localizzata e su piccola scala continuano a verificarsi. Nonostante questo lieve miglioramento, più di 18,2 milioni di persone, oltre il 55% della popolazione totale del paese, necessitano di assistenza umanitaria e servizi di protezione. I principali bisogni riguardano l’insicurezza alimentare, la mancanza di accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, lo scarso accesso alla salute, all’alloggio, all’istruzione, alla protezione e ai mezzi di sussistenza.
In questo momento lo Yemen si trova davanti a un bivio. Se da una parte gli ultimi anni di tregua fanno pensare in una possibile risoluzione del conflitto, dall’altra parte le dinamiche del conflitto regionale in corso riacutizzano lo stato di insicurezza nel paese e già ad oggi stanno causando l’incremento dei prezzi dei beni di prima necessità, direttamente legato al flusso dei beni nel Mar Rosso. Questa realtà rende ancora più difficile portare aiuti umanitari nel paese, per via delle difficoltà di accesso, dell’incremento dei costi, e dei limiti alla mobilità che sono posti dalle dinamiche di conflitto.
Alla fine del 2023, il Piano di risposta umanitaria (HRP) era finanziato solo al 39,3%, costringendo molte organizzazioni umanitarie a ridurre o chiudere programmi di assistenza critici. Questa tendenza preoccupante continua, con solo il 9,1% dell’HRP 2024 finanziato finora quest’anno. Chiediamo a tutte le parti di affrontare i fattori economici alla base del conflitto e di avviare lo Yemen verso una pace duratura. L’HRP 2024, pari a 2,7 miliardi di dollari, deve essere completamente finanziato per soddisfare i bisogni urgenti di circa 11,2 milioni di persone che la comunità umanitaria intende raggiungere in tutto il Paese. Chiediamo alla comunità internazionale di rispondere con maggiori finanziamenti e sostegno, per investire non solo nei bisogni immediati ma anche nella ripresa a lungo termine dello Yemen.
Gli effetti del cambiamento climatico
Lo Yemen è tra i Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico e tra i meno preparati a gestirne l’impatto. In gran parte causati dal riscaldamento globale, gli eventi climatici estremi, come alluvioni, siccità prolungate e desertificazione, sono destinati ad aumentare e ad aggravarsi nei prossimi anni.
L’estrazione illimitata di acque sotterranee per scopi agricoli ed economici e le ricorrenti siccità combinate con l’aumento della temperatura stanno portando a un forte impoverimento delle falde acquifere e scarsità d’acqua in tutto lo Yemen, già uno dei paesi con la maggiore scarsità d’acqua a livello globale. Il 70% dei conflitti non legati alla guerra nelle zone rurali dello Yemen è legato all’accesso all’acqua e 16 milioni di persone non hanno un immediato e sicuro accesso a fonti di acqua potabile.
Il cambiamento climatico rappresenta inoltre un crescente fattore di rischio per il settore agricolo, e sta esacerbando la già grave insicurezza alimentare dello Yemen, un paese in cui il 70% della popolazione vive in aree rurali, con l’agricoltura come principale fonte di sostentamento.
Il paese registra uno dei più alti tassi di malnutrizione mai registrati e la situazione continua a peggiorare. Secondo le stime, quasi la metà di tutti i bambini al di sotto dei cinque anni soffre attualmente di un arresto della crescita moderato o grave. Nel 2024 si stima inoltre che oltre la metà della popolazione totale in Yemen soffrirà di grave insicurezza alimentare, mentre 6 milioni di persone sperimenteranno livelli emergenziali di insicurezza alimentare.
A questi livelli di insicurezza alimentare sono purtoppo connessi fenomeni gravi come il lavoro minorile, il matrimonio infantile e l’abbandono scolastico, a cui le famiglie si trovano costrette a far ricorso pur di avere una qualche forma di sostentamento economico.
I bisogni della popolazione sfollata e migrante
Sono 4,5 milioni le persone attualmente sfollate nel paese. Quasi il 31% delle famiglie sfollate è stato sfollato più di una volta nel corso degli anni. Un numero considerevole di questi sfollati ha cercato rifugio in campi già sovraffollati, con ripari inadeguati e scarso accesso all’acqua e ai servizi igienici. Solo nel 2023, più di 314.000 persone sono state sfollate. Di queste il 76% a causa di eventi climatici e il restante 24% è a causa di conflitti.
Gli eventi climatici sono attualmente la principale causa di nuovi spostamenti in tutto lo Yemen. Nel 2024, alluvioni e siccità potrebbero causare tra i 200.000 e i 350.000 sfollati. Le persone che già vivono da sfollati interni, inoltre, sono particolarmente esposte e vulnerabili alle inondazioni a causa delle condizioni precarie dei loro rifugi e della loro prevalenza nelle pianure alluvionali. Gli sfollamenti legati al conflitto, al contrario, sono diminuiti dell’83% nel 2023. Tuttavia i danni ingenti provocati dal conflitto alle abitazioni e alle infrastrutture sono alla base del bassissimo tasso di ritorno registrato.
Il numero complessivo di migranti in Yemen è triplicato dal 2021 al 2023, passando da circa 27.000 a oltre 90.000. Nel 2023, in Yemen erano presenti circa 308.000 migranti e 72.000 rifugiati e richiedenti asilo, la maggior parte dei quali provenienti da Etiopia e Somalia. Ad eccezione delle persone di nazionalità somala, a cui viene riconosciuto lo status di rifugiati, coloro che provengono da altri paesi sono considerati richiedenti asilo o migranti illegali.
Con prospettive limitate di autosufficienza economica e gravi difficoltà di accesso ai servizi pubblici di base, la maggior parte di questa popolazione vive in alloggi sovraffollati e insalubri. Inoltre, le donne migranti, rifugiate e richiedenti asilo, comprese le bambine, sono esposte ad alti rischi di violenza di genere, tra cui violenza sessuale, matrimoni forzati, lavori forzati e abusi.
Cosa fa INTERSOS
INTERSOS opera in Yemen dal 2008. Siamo presenti sia al Nord che al Sud, con due uffici principali a Sanaa e ad Aden e progetti attivi nei governatorati di Hajjah, Taiz, Ibb, Lahjj, Hadramout e Abyan. Ci impegniamo per operare nelle zone dove i bisogni sono più rilevanti e dove mancano altri aiuti, e costruiamo le nostre operazioni sulla base del dialogo e del coinvolgimento delle comunità locali. Portiamo avanti interventi nei settori della protezione, dell’accesso alla salute, della nutrizione, dell’accesso all’acqua e dell’istruzione.
Per facilitare l’accesso ai servizi sanitari, ci occupiamo di riabilitare strutture sanitarie, forniamo medicinali e attrezzature e formiamo il personale sanitario. Con questi interventi abbiamo supportato quest’anno oltre 180mila persone.
Supportiamo inoltre campagne di vaccinazione nel paese, in un contesto che vede il 70% dei bambini oltre i 3 anni non sottoposti alle vaccinazioni raccomandate.
Portiamo avanti programmi per contrastare la malnutrizione e, attraverso i nostri volontari di comunità, svolgiamo screening per la malnutrizione e sensibilizziamo le persone sulle buone pratiche nutrizionali. Nel 2023 queste attività hanno raggiunto oltre 65mila persone.
Con i nostri servizi di protezione abbiamo aiutato quest’anno 89.600 persone, offrendo nello specifico supporto psicosociale e primo soccorso psicologico alle persone che hanno subito violenza di genere, ai bambini vulnerabili e alle persone con disabilità, oltre anche ad un supporto legale.
Portiamo avanti inoltre diversi interventi volti a garantire l’accesso all’acqua pulita. Riabilitiamo punti acqua esistenti non funzionanti, distribuiamo kit igienici e sensibilizziamo le persone sul corretto smaltimento dei rifiuti e sulle norme igieniche indicate per prevenire il contagio da malattie legate all’acqua contaminata. 63.600 persone hanno beneficiato di questi interventi.
Per supportare la popolazione migrante nel paese operiamo attraverso squadre mobili composte da operatori sociali, infermieri e avvocati, distribuendo generi alimentari ricchi di energia e beni di prima necessità, assicurando primo soccorso medico, supporto psico-sociale, assistenza legale e rinvii medici ai servizi sanitari specializzati. I minori non accompagnati intercettati dalle squadre mobili, inoltre, vengono indirizzati al centro Al Takaful, un centro di accoglienza gestito sempre dal nostro staff. Nei primi due mesi del 2024, le nostre squadre hanno già assistito quasi 3.600 migranti nelle regioni meridionali di Aden, Abyan e Shabwa.
Operare in Yemen è una sfida continua. L’insicurezza e l’instabilità nel Paese pongono molte difficoltà di accesso, specialmente nelle zone più remote. A ciò si aggiungono i frequenti cambiamenti imposti dalle diverse autorità locali che richiedono continui aggiustamenti nel modo di lavorare e lunghi processi di negoziazione.
Persone raggiunte dai nostri interventi:
180.000
nel settore dell'accesso alla salute
65.000
nel settore della nutrizione
89.600
nel settore della protezione
63.600
nel settore dell'accesso all'acqua