Nel quartiere di Torre Spaccata, a Roma, il centro INTERSOS24 è un punto di riferimento per tante persone in cerca di supporto, orientamento e ascolto. Ma è anche un luogo di crescita per chi sceglie di svolgere il Servizio Civile al suo interno. Vanessa, una delle giovani volontarie che hanno partecipato al bando dello scorso anno, ci racconta il suo percorso, fatto di incontri, sfide e soddisfazioni.
Cosa ti ha spinto a scegliere il Servizio Civile e, in particolare, a candidarti per INTERSOS24?
Ho scelto il Servizio Civile perché cercavo un’esperienza che mi permettesse di mettere in pratica quello che avevo studiato. Volevo entrare in contatto con una realtà concreta, diversa dal classico tirocinio o dalle attività accademiche. Conoscevo già INTERSOS e mi riconoscevo nei suoi valori. Mi interessavano in particolare le tematiche della migrazione e della violenza di genere, e quando ho letto del centro e dell’esistenza del Safe Space per donne e ragazze, ho capito che sarebbe stato il posto ideale per combinare i miei studi, i miei interessi e la voglia di mettermi alla prova in un contesto reale.
Quali sono state le tue principali mansioni durante l’anno di Servizio Civile?
Durante quest’anno ho lavorato soprattutto allo sportello sociale, affiancando la case manager del Safe Space. Ci occupavamo di accogliere e supportare le persone che si rivolgevano a noi, offrivamo loro uno spazio di ascolto e le orientavamo verso i servizi, interni ed esterni al nostro centro, di cui avevano bisogno. Ho affrontato casi legati all’emergenza abitativa, alla violenza di genere e a difficoltà economiche e burocratiche dovute alla migrazione. È stato un lavoro impegnativo ma estremamente gratificante. Le altre volontarie si sono occupate di attività legate al Safe Space, all’organizzazione dello spazio bimbi e dei laboratori e ai corsi di italiano che hanno tenuto loro stesse. Tutto il lavoro è stato molto dinamico e stimolante.
Secondo te, qual è il ruolo del centro INTERSOS24 nel quartiere di Torre Spaccata?
Il centro è un punto di riferimento fondamentale per tantissime persone che spesso non sanno come affrontare questioni legali e burocratiche o come uscire da situazioni di disagio socioeconomico o di violenza. In un contesto dove i servizi territoriali spesso non funzionano come dovrebbero, INTERSOS24 diventa un posto dove le persone possono trovare orientamento, supporto e, soprattutto, ascolto. È un luogo di incontro, dove si crea un senso di comunità e di aiuto reciproco. Mi ha colpito molto il caso di due donne che, entrambe in difficoltà abitativa, si sono messe insieme a cercare casa. È questo che rende il centro speciale: non è solo un servizio, è un luogo dove le persone trovano solidarietà e supporto.
Quali sono le principali sfide che affrontano le persone che arrivano al centro, e come si cerca di rispondere ai loro bisogni?
Il punto di forza di questo centro è che è stato costruito sui bisogni delle persone che lo hanno frequentato. Le difficoltà principali sono diverse. La più grande è sicuramente l’emergenza abitativa: tante persone vivono in situazioni precarie o rischiano di essere sfrattate da un momento all’altro. Poi ci sono disagi socioeconomici, la ricerca del lavoro, e, purtroppo, tante storie di violenza di genere. Noi cerchiamo di rispondere a questi bisogni ascoltando le persone e dando loro strumenti concreti per affrontare le difficoltà. Ad esempio, organizziamo incontri per supportare nell’utilizzo dei siti di ricerca affitti, aiutiamo chi ha subito violenza a entrare in contatto con i Centri Antiviolenza con cui collaboriamo, offrendo un percorso di uscita, e forniamo supporto per trovare lavoro tramite uno sportello di orientamento dedicato e incontri informativi. L’obiettivo è sempre quello di accompagnare le persone verso una maggiore autonomia, passo dopo passo.
C’è una storia o un momento vissuto al centro che ti ha particolarmente toccato o che ti ha fatto capire il valore del lavoro svolto?
Ci sono tantissime storie che mi hanno colpito. Ad esempio, mi ricordo di due donne che hanno frequentato il corso di italiano. Quando sono arrivate, non conoscevano nemmeno una parola della lingua, ma quest’estate, grazie alla loro motivazione e al supporto della nostra insegnate di italiano, sono riuscite a sostenere e superare l’esame. Sono entrata in contatto con donne fuoriuscire da situazioni di violenza e di grave sfruttamento lavorativo, donne senza documenti che ora hanno carte di identità e permessi di soggiorno. Vedere come il lavoro del centro, il nostro lavoro, riesca a fare una differenza concreta nella vita delle persone è una soddisfazione incredibile.
Come pensi che questa esperienza ti abbia arricchito, sia dal punto di vista umano che professionale?
Dal punto di vista umano, questa esperienza mi ha permesso di entrare in contatto con persone provenienti da tutto il mondo. Imparando a conoscere le differenze culturali tra i modi di fare e di pensare delle persone e ascoltando storie molto diverse dalla propria, ci si rende conto del privilegio che si ha e delle difficoltà immense che altri affrontano. Ti trovi davanti persone reali e capisci quanto la narrativa che si sente sui giornali sia diversa dalla realtà dei fatti. Nei laboratori sulle storie di genere, ad esempio, abbiamo affrontato il tema degli stereotipi legati alla figura femminile in diverse culture e, nonostante il mio interesse per questi temi, mi sono resa conto di quanto poco sapessi degli altri contesti e di quanto la nostra conoscenza sia concentrata sull’Occidente. C’è stato uno scambio continuo tra noi e le persone che frequentavano il centro, ed è stato arricchente sotto tutti i punti di vista. Dal punto di vista professionale, ho acquisito molte competenze pratiche e ho avuto la conferma che questo è il tipo di contesto all’interno del quale vorrò lavorare in futuro. Sono stata trattata come una collega, con responsabilità e autonomia, ma sempre con il supporto necessario. Ho imparato molto sul sistema legale, sull’accoglienza e sul funzionamento dei servizi territoriali, vivendo un’esperienza concreta che è molto diversa da un semplice volontariato.
Cosa consiglieresti a chi sta pensando di candidarsi per il Servizio Civile presso INTERSOS24?
Se hai voglia di imparare e crescere, questa è l’esperienza che fa per te. È un anno che ti forma tantissimo, sia come persona che come professionista. Se il tuo obiettivo è davvero capire come funziona il lavoro sul campo e metterti alla prova in qualcosa di concreto, INTERSOS24 è il posto giusto. Personalmente, credo che quest’anno sia stato molto più utile e formativo di un qualsiasi percorso accademico, perché ti mette davvero a contatto con la realtà. Tornassi indietro, lo rifarei senza pensarci due volte.
Se anche tu vuoi vivere un’esperienza unica e formativa, supportando chi ha più bisogno, scarica il bando e invia la tua candidatura per il Servizio Civile a INTERSOS24 attraverso la piattaforma Domanda On Line DOL all’indirizzo https://domandaonline.serviziocivile.it/.