Partiranno il 2 luglio e per un mese attraverseranno mezza Europa su due ruote per testimoniare il lavoro di INTERSOS
6.500 chilometri. Zagabria, Budapest, Dunafoldvar, Timisoara, Sofia, Istanbul, Salonicco, Kalambaka, Atene. Poi il traghetto per Brindisi. E il tutto a bordo di due vecchie ma efficienti Vespe. Due Vespe antiche e questo significa che oltre al bagaglio per un mese di viaggio, devono portarsi dietro tanto, tanto olio per il motore. Da aggiungere alla benzina, perché i loro pistoni a due tempi – per chi lo ricorda – funzionavano solo così. Lo faranno Mauro e Pina. Perché amano viaggiare ma lo faranno anche e soprattutto per solidarietà. Sì, perché Mauro e Pina sono due vespisti che quest’estate si trasformeranno in “testimoni” on the road di INTERSOS.
L’iniziativa
In pillole: si tratta un viaggio ad Est che copre quasi metà Europa, accompagnato da una raccolta fondi. Con incontri in tutte le città più rilevanti, dove si sono dati appuntamento i Vespa Club del vecchio continente. Parallelamente, chi li incontrerà nel lungo itinerario o chi seguirà il loro viaggio in rete, darà una mano a raccogliere soldi per le iniziative umanitarie. Lo si potrà fare anche fotografando col cellulare un QR Code.
Chi sono Mauro Tresoldi e Giuseppina Serra
Chi sono i protagonisti? Com’è nata l’idea? Mauro Tresoldi, vive e lavora a Lodi. Giuseppina Serra a Pomezia, in provincia di Roma, dove fa l’insegnante di sostegno. “Lavoro alla cancelleria del tribunale – dice Mauro – ma non è il lavoro che ho scelto. Per anni sono stato nella Croce Rossa, prima che fosse privatizzata ed il suo personale distribuito fra vari uffici pubblici. Ma in Croce Rossa ho lavorato per molto tempo, per questo ho fatto tante missioni umanitarie all’estero”. Ed in una di queste, ormai tanti anni fa, ha conosciuto INTERSOS. In Kosovo. Ha conosciuto chi sono gli uomini e le donne di INTERSOS. Come operano sul campo. È stato facile perciò mettere insieme le due cose: viaggi e solidarietà. Vespa e INTERSOS.
Il lavoro al tribunale è dunque – si è capito – solo una parte della vita di Mauro. La sua passione, il suo hobby sono le antiche due ruote della Piaggio. Le usa quotidianamente e le usa per scoprire il mondo. L’ultimo progetto andato in porto, è quello realizzato subito dopo il lockdown: portare le lettere dei bambini direttamente a Babbo Natale, a Rovaniemi, in Finlandia. Con una deviazione di 800 chilometri rispetto alla meta, Capo Nord. E tutto questo lo si può fare solo se c’è uno slancio enorme. Gigantesco. “Sì, mio papà mi regalò la prima Vespa 50 che avevo quindici anni”. Decenni dopo, il desiderio è rimasto lo stesso. Accresciuto. Ora di Vespe ne ha più di una ma la sua preferita è un modello che è sparito da molto dalle strade: la PX 125. La sua è del 1985. Con questa attraverserà la Slovenia, la Croazia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Turchia e la Grecia.
E con lui ci sarà Pina. Non si conoscono da moltissimo tempo, solo l’anno scorso si sono “incontrati” in un’area discussione per vespisti su Facebook ed hanno deciso di fare un tour italiano. Anche questo per sostenere una causa umanitaria. È andata bene, benissimo. “Sì – dice Pina, anzi VesPina, come la conoscono nei club degli appassionati – perché in questi viaggi conta tanto il feeling che si stabilisce fra chi guida. Non so come sia stato possibile ma pensa solo che l’anno scorso quando proprio non ce la facevo più, lui mi anticipava e mi proponeva di fermarci. Forse fra vespisti ci si legge nel pensiero…”.
Anche lei, comunque, avrà il problema dell’olio per motore da portarsi dietro. “Parto con una Vespa Rally, 200 di cilindrata, del 1974. La regina delle Vespe”. È identica a quella che usciva dalla fabbrica di Pontedera cinquant’anni fa. Lei ha solo messo il sellino singolo, in modo da fare più spazio per i bagagli. Ed anche per Pina la passione è nata da giovanissima. “Andavo con i miei in vacanza in un piccolo centro del Cilento. Lì tutti i ragazzi avevano la Vespa. Li guardavo e sognavo di avercela. Quella voglia non è mai più passata”.
Programma del viaggio
E così si metteranno in viaggio. Partenza il 2 luglio da Pordenone, rientro 27 luglio. Un mese in sella a quelle due ruote (a quelle piccole due ruote, per chi sa di moto). Ma non è massacrante? Non sono massacranti tappe di 250/300 chilometri al giorno? I due hanno età diversa, Mauro più grande, Pina sopra i quaranta. Ma danno le stesse risposte. Pina: “E’ facile dire che viaggiare su due ruote ti consente di staccare, di staccare dal tran tran quotidiano. Ma c’è di più. In Vespa, alla velocità ridotta che ti consente una Vespa, puoi pensare. Puoi godere dei paesaggi. Guarda, io in Vespa addirittura sento gli odori, cosa che mi capita raramente nella mia vita quotidiana”. Mauro: “Quando con le mani tieni il manubrio sei solo con te stesso. Rifletti, come non hai occasione di fare quasi mai. Sì, ti rigeneri”.
E incontri le persone. A Budapest ci sarà l’incontro più importante. Lì si sono dati appuntamento i vespisti di tanti paesi, anche al di là del Danubio. Si scambieranno esperienze, si racconteranno quel che si è incontrato per strada, si accetteranno consigli su come proseguire. E si parlerà di cosa significhi la solidarietà, gli aiuti agli interventi umanitari con una guerra a cinquecento chilometri di distanza. Con la fame e altre guerre duemila chilometri più giù. Meno lontani del loro itinerario.
L’ultima curiosità
“Nelle vostre case sono entusiasti dei vostri viaggi?” Mauro: “No, i miei figli hanno cercato in tutti i modi di farmi desistere. Ma io parto”. Pina: “Mia madre pretendeva fino a poco tempo fa che la chiamassi ogni giorno. Era terrorizzata. Ora quando sono in viaggio e la sento mi chiede del percorso, delle cose incontrate. Sa che mi diverto e sa che lo facciamo per una buona causa”.