Cinque anni di guerra hanno distrutto servizi essenziali come la scuola. Il nostro staff porta avanti programmi di educazione per minori nel Kurdistan iracheno e nel governatorato di Ninawa

 

 

In Iraq, oggi, il 28% delle ragazze e il 15% dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni non hanno accesso agli studi. Il 46% di loro non completa il ciclo scolastico mentre 9 bambini su 10 non ricevono un’educazione nella prima infanzia. Questi sono i dati* che a distanza di sei anni dalla fine del conflitto interno, terminato nel dicembre del 2017, disegnano un quadro preoccupante sul diritto allo studio per i giovani iracheni. I segni lasciati da una guerra lacerante, che per cinque anni ha costretto migliaia di famiglie irachene a fuggire dalle proprie case, ancora oggi sono visibili su ciò che resta di un sistema statale di servizi basilari fortemente fragili: la sanità, le infrastrutture, la scuola. 

 

Il tentativo di riemergere e ricostruire prosegue con fatica per via delle difficoltà economiche del Paese. Alti tassi di disoccupazione e salari molto bassi caratterizzano lo stato di salute attuale del sistema economico iracheno. Ad oggi, si contano ancora circa 1,2 milioni di sfollati interni e 4,9 milioni di persone che sono tornate nelle proprie aree di origine ma che continuano ad avere bisogno di aiuto umanitario; mancano i servizi pubblici essenziali, le abitazioni sono ancora danneggiate o distrutte dal conflitto passato e resta alto il tasso di violenza di genere e domestica, particolarmente diffusa in un contesto di estrema marginalizzazione e difficoltà economica.

 

L’intervento di INTERSOS

 

 Le operatrici e gli operatori di INTERSOS, attraverso la promozione del diritto allo studio che prende forma in diversi progetti sull’educazione, intendono rafforzare e facilitare l’accesso di ragazze e ragazzi ad un’istruzione di qualità. Tutto questo avviene con particolare attenzione verso coloro che si trovano nelle aree di sfollamento e di ritorno per evitare che le situazioni di disagio economico incidano sul già radicato abbandono scolastico dovuto  spesso alla necessità dei ragazzi di cercare subito un lavoro per aiutare economicamente le famiglie che vivono in stato di povertà.

 

La vita nei campi è una vita sospesa in attesa di un ritorno atteso da anni. Dal 2019, il governo iracheno ha avviato una politica di chiusura di diversi campi per incoraggiare i rientri. Alla fine del 2022 si contavano, però, ancora 26 campi formali in tutto l’Iraq. INTERSOS ha implementato dei programmi di educazione per minori sia nell’area del Kurdistan iracheno, con la comunità dei rifugiati siriani, sia nell’Iraq federale, coinvolgendo i minori sfollati nel governatorato di Ninawa che, a seguito del conflitto interno tra il Governo iracheno e lo Stato Islamico, hanno dovuto spesso abbandonare il percorso scolastico o affrontarlo in maniera altalenante e spesso inefficace. Il team INTERSOS ha deciso così di aprire spazi di apprendimento sicuri, riabilitare scuole a volte poco agibili o carenti di servizi e fornire supporto agli insegnanti.

 

Nel nord dell’Iraq INTERSOS si occupa anche di un processo di integrazione per i minori siriani nel sistema nazionale scolastico, così da facilitare l’ingresso e il proseguimento negli studi e favorire anche un percorso di inclusione per le famiglie siriane nella comunità irachena. In generale, in tutto il Kurdistan iracheno, con il sostegno dell’UNHCR, INTERSOS opera in prima linea nell’educazione dei rifugiati delle aree di Erbil e Sulymaniyah già dal 2016, rivolgendosi a bambini e adolescenti non scolarizzati e a quelli a rischio di abbandono scolastico. 

 

*(Dati Unicef)