Ogni giorno ad Atene, oltre 5000 persone hanno bisogno di aiuti alimentari. Con il progetto “Food for All”, INTERSOS si impegna a rispondere a questa emergenza. Ne parla Apostolos Veizis, Direttore Esecutivo di INTERSOS Hellas, raccontandoci l’importanza e l’impatto di questo intervento.

 

 

                                                                                                      Apostolos Veizis, direttore INTERSOS Hellas

 

Quali sono gli obiettivi e le attività chiave del progetto? 

 

Il progetto “Food for All” si propone di soddisfare i bisogni essenziali di alcune delle persone più vulnerabili ad Atene—rifugiati, richiedenti asilo, migranti e individui senza documenti. Il nostro obiettivo principale è garantire che queste persone ricevano il cibo necessario per sopravvivere, specialmente quando si trovano in situazioni di vita precarie.

Da inizio 2024, abbiamo visto arrivare in Grecia 34.957 persone, un numero in forte crescita rispetto all’anno scorso. Circa il 44% di queste persone proviene dalla Siria e il 20% dall’Afghanistan, e quasi la metà sono donne e bambini. La situazione è critica, anche perché manca un quadro legislativo nazionale per l’assistenza. Solo ad Atene, oltre 5000 persone dipendono quotidianamente da aiuti alimentari, e questo numero continua a crescere.

Potersi nutrire non è un lusso, ma un diritto umano fondamentale. All’avvio di questo progetto, siamo stati spinti dalla necessità urgente di colmare gravi lacune nutrizionali: abbiamo constatato che il 46% delle persone che supportiamo aveva accesso al cibo solo da una a tre volte a settimana, mentre il 13% non aveva la possibilità di procurarsi alcun prodotto alimentare. Molte delle persone che supportiamo sono bambini, donne e uomini che spesso sono gravemente malnutriti. Per esempio, un bambino ha bisogno di circa 40 nutrienti diversi per una crescita sana. Senza questi nutrienti, le conseguenze possono essere devastanti.

Come INTERSOS Hellas, facciamo del nostro meglio per rispondere a questa emergenza. Ogni mese riusciamo a supportare tra le 500 e le 600 persone, più della metà delle quali sono bambini (53,7%). Anche se abbiamo fatto progressi e migliorato la situazione, il bisogno rimane tuttora pressante. Oltre ai nostri interventi sul campo, ci impegniamo a condividere i dati che raccogliamo e ad aumentare la consapevolezza sulla problematica, ma dobbiamo fare più che presentare statistiche; è essenziale raccontare le storie dietro di esse.

 

Quali sono i principali problemi e bisogni affrontati dalle persone in difficoltà?

 

La principale difficoltà è garantire a queste persone la possibilità di nutrirsi in maniera regolare. Tuttavia, le sfide vanno ben oltre questo aspetto. Rifugiati e migranti spesso devono fare i conti con differenze marcate tra i diritti a loro disponibili e quelli riservati ai cittadini greci. Molti di loro faticano a ottenere permessi di soggiorno, il che limita la loro capacità di lavorare e accedere ai servizi essenziali.

Il nostro progetto non si limita a fornire cibo; affronta anche questioni sistemiche. Per esempio, un richiedente asilo potrebbe ricevere un supporto finanziario mentre la sua domanda è in fase di esame, ma una volta riconosciuto come rifugiato, tale supporto scompare dopo soli 33 giorni. Senza competenze linguistiche o prospettive lavorative, molti si ritrovano privi di cibo e alloggio. Questa non è solo una crisi immediata, ma una questione di integrazione. 

L’insicurezza alimentare ad Atene è un problema complesso, intrecciato con questioni sociali più ampie. Abbiamo documentato questi problemi, evidenziando che non si tratta solo di una questione temporanea, ma di un problema strutturale che necessita di un approccio globale. Parallelamente, abbiamo portato avanti anche altri progetti, come “Vaccines for All” e “Protection for all Minors”, e abbiamo realizzato un rapporto triennale sui problemi di salute mentale dopo l’incendio di Moria avvenuto quattro anni fa.

 

Distribuzione dell’11 settembre 2024

 

Quali sono le principali difficoltà che incontrate nel fornire assistenza alimentare a un numero così grande e vario di persone?

 

La principale difficoltà è l’enorme quantità di bisogni. Nonostante i nostri sforzi, riusciamo a raggiungere solo una piccola parte di coloro che hanno bisogno di aiuto. Da febbraio 2022, abbiamo effettuato 43 distribuzioni di cibo, sostenendo circa 13.000 persone, equivalenti a circa 4.073 famiglie. Tuttavia, le necessità sono molto più grandi di quanto possiamo attualmente gestire.

Un’altra difficoltà riguarda la qualità del cibo che possiamo fornire. Anche se offriamo un aiuto fondamentale, spesso si tratta di cibo necessario per la sopravvivenza, e non sempre riusciamo a garantire una nutrizione completa e di alta qualità. Molte persone non hanno ancora la possibilità di acquistare frutta fresca, verdura e latte, che sono essenziali per una dieta equilibrata.

Inoltre, la mancanza di sostegno è un ulteriore problema. Alcuni credono che la situazione sia migliorata rispetto al 2015 e che i rifugiati siano ormai integrati, ma questa non è la verità, o almeno non tutta. Sebbene ci siano stati dei progressi, restano ancora grandi sfide da affrontare. Le affermazioni generiche su un “miglioramento” non riflettono la complessità della situazione che viviamo quotidianamente. Molti problemi restano invisibili se non vengono messi in luce, e solo affrontandoli con un impegno concreto possiamo sperare in un cambiamento positivo. 

 

Quali sono le sue speranze per il futuro del progetto?

 

Le mia speranze si fondano sulla resilienza delle persone che supportiamo e sulle organizzazioni come INTERSOS e Stichting Vluchteling, che si dedicano con passione a queste problematiche. Nonostante le delusioni a livello globale, resto ottimista grazie al sostegno e alla solidarietà che continuiamo a ricevere. Parlare con gli altri su questi temi mi dà fiducia che possiamo collaborare per creare una realtà migliore per tutti.