In un contesto sempre più difficile, dove le restrizioni alla libertà personale rendono impossibili le aspirazioni di molte donne, Shafiqa, 35 anni, madre di sette figli, racconta una storia di speranza e di emancipazione.

 

Nella sua casa di Zabul, nel sud dell’Afghanistan, Shafiqa si destreggia abilmente con la sua macchina per cucire. Cuce stoffe migliorando sempre di più le sue abilità di sarta. Lo fa in un Paese dove essere donna significa vivere diverse forme di isolamento sociale.

Dal ritorno al potere dei Talebani nell’agosto 2021, la vita delle donne afgane ha subìto molte restrizioni, sono state tagliate fuori dall’istruzione, dal lavoro e dalla partecipazione attiva alla vita delle loro comunità. Donne come Shafiqa, che in passato si dedicavano alle loro professioni, hanno perso tutto quello che avevano costruito grazie alla loro indipendenza lavorativa. Shafiqa ricorda i giorni in cui gestiva il suo salone di bellezza, ricordi oramai lontani e offuscati dalle privazioni dell’attuale governo.

Suo marito, addetto alle pulizie con un guadagno di soli 80 dollari al mese, cammina ogni giorno per trenta chilometri per garantire l’essenziale alla loro famiglia. “Ci sono giorni in cui mangiare tre pasti al giorno è un sogno che non possiamo permetterci”, racconta Shafiqa, con gli occhi pieni di dolore. “Chiediamo spesso prestiti ai vicini solo per mettere il cibo in tavola e, quando guadagniamo qualcosa, facciamo del nostro meglio per ripagarli del favore”. Questa non è solo una storia di sopravvivenza, ma rappresenta anche la situazione di innumerevoli famiglie afgane intrappolate in un ciclo di povertà e dipendenza.

Per cercare di rispondere a questi bisogni, INTERSOS, con un progetto di sostegno finanziato dal Bureau for Humanitarian Assistance (BHA), fornisce, alle donne come Shafiqa, gli strumenti per poter lavorare nel campo della sartoria, e permette loro di usufruire anche di elettricità grazie all’installazione di pannelli solari. Negli ultimi tre mesi, più di 160 donne della provincia di Zabul hanno potuto frequentare corsi di formazione e hanno ricevuto strumenti come macchine per cucire, ferri da stiro e altro ancora.

Shafiqa racconta che sentiva le mani tremare per l’emozione quando ha ricevuto la macchina per cucire. “Con questa macchina e con tutto ciò che ho imparato, posso finalmente aiutare mio marito a sfamare i nostri figli”.

Con questo progetto, INTERSOS consente alle donne di imparare un mestiere in ambienti sicuri e familiari, principalmente nelle loro case o negli spazi della comunità. Questo approccio rispetta le norme culturali del Paese e, al tempo stesso, fornisce alle donne un rifugio sicuro dove poter impiegare il tempo in attività professionali e creative, favorendo anche un’indipendenza economica. Quando Shafiqa ha iniziato a cucire abiti per le sue vicine, non ha solo creato dei prodotti, ma ha iniziato a costruire una piccola comunità femminile di solidarietà.

Condividendo le sue competenze ed esperienze, è riuscita a coinvolgere altre donne e la sua piccola impresa è cresciuta sempre di più. Le donne che hanno preso parte all’iniziativa hanno formato una rete sociale, nella quale potersi scambiare idee, celebrare piccoli successi e sostenersi a vicenda.