A Idlib e in tutta la Siria, in questa stagione, le notti sono fredde. Il termometro scende sotto lo zero. Temperature più che sopportabili per chi vive in un appartamento riscaldato. Ma che possono diventare durissime per donne, bambini, anziani costretti a lasciare le loro case, provati dalla scarsezza di cibo, di vestiario, di qualsiasi fonte di calore.

 

La crisi umanitaria nel Nord – Ovest della Siria ha raggiunto un livello che il bollettino ufficiale di OCHA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per le Emergenze, definisce “horrifying”. Più che orribile: raccapricciante.

Dal primo dicembre 2019, su una popolazione stimata intorno ai 3 milioni prima dell’ultima offensiva, si contano circa 900mila persone in fuga dai combattimenti in corso a Idlib, e ormai sempre più concentrate in una ristretta fascia di terra a ridosso del confine con la Turchia. Tra gli sfollati, il 60% sono minori, il 21% donne. Persone vulnerabili, esposte a condizioni estreme. Almeno in 170mila sono costretti a vivere all’aperto o trovando riparo tra gli scheletri di edifici incompiuti, mentre circa 248mila persone sono ospitate in campi sovraffollati e spesso improvvisati, senza servizi di base come le latrine. Per riscaldarsi bruciano qualsiasi cosa trovino: vecchi mobili, stracci o materiali trovati tra i rifiuti, con un alto rischio di intossicazione da fumi tossici.

L’organizzazione umanitaria INTERSOS, con il sostegno di Stichting Vluchteling, Fondazione per i Rifugiati con sede in Olanda, ha avviato a febbraio un intervento di distribuzione di kit composti da berretti, giacche e scarpe invernali, coperte termiche, teli protettivi in plastica. Il piano, cosiddetto di “winterization”, ovvero di intervento straordinario per aiutare le persone sfollate a superare le difficili condizioni climatiche invernali, garantirà assistenza a oltre 1600 famiglie in emergenza (circa 9mila persone, tre quarti delle quali donne e minori) nei governatorati di Idlib, Aleppo e Homs.

“Siamo in prima linea per assistere i più vulnerabili – dichiara il Responsabile dell’Emergency Unit di INTERSOS Marcelo Garcia Dalla Costa, appena rientrato da una missione in Siria – Rivolgiamo a tutte le parti in conflitto il nostro appello a garantire la salvaguardia e la protezione della popolazione civile, e a rispettare il diritto umanitario sopra ogni altra considerazione e interesse. Centinaia di migliaia di persone, la maggioranza delle quali donne e bambini, vivono già oggi una catastrofe umanitaria che impone un intervento immediato”.

INTERSOS, organizzazione umanitaria italiana in prima linea per portare aiuto alle vittime di guerre, disastri naturali ed esclusione estrema, è presente in Siria da aprile 2019 e ha intensificato il suo intervento a inizio 2020, con l’obiettivo di garantire la protezione dei più vulnerabili come donne e bambini.

Secondo OCHA, 11,7 milioni di Siriani hanno bisogno di aiuti umanitari a più livelli, mentre un numero ancora più alto, oltre 13 milioni, non ha adeguato accesso alle cure mediche; il 33% della popolazione del Paese vive in condizioni di insicurezza alimentare e oltre 2 milioni di bambini non possono andare a scuola.

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