EMERGENZA SUDAN

EMERGENZA SUDAN: L’INTERVENTO DI INTERSOS

 

Dal 15 aprile del 2023 il Sudan ha visto un accentuarsi delle tensioni al suo interno, in uno scenario già caratterizzato da instabilità economica, sociale e politica. Gli scontri interni tra gruppi militari contrapposti hanno determinato un forte aumento delle violenze in diverse città, soprattutto nelle aree a ridosso della capitale Khartoum, con conseguenze devastanti sulla popolazione civile. La principale preoccupazione della popolazione è quella di reperire cibo e acqua. Le infrastrutture pubbliche, come la rete elettrica, idrica e gli ospedali, vengono spesso attaccate dalle parti in conflitto.

Il numero dei casi di violenza di genere è in crescita e gli attacchi contro i villaggi stanno spingendo le persone a lasciare le proprie abitazioni e a fuggire in cerca di un luogo sicuro. Secondo le ultime stime pubblicate da OCHA, in Sudan, tra le persone in fuga, 1.6 milioni sono sfollati interni, mentre, a luglio, si contano più di 615.000 persone rifugiate nei paesi limitrofi come il Ciad, il Sud Sudan e la Repubblica Centrafricana, anch’essi al collasso.

RIFUGIATI NEI PAESI LIMITROFI

 

In Ciad, in cui operiamo dal 2016, si vive da anni una forte crisi umanitaria caratterizzata da una radicata insicurezza alimentare, influenzata anche dal cambiamento climatico, che contribuisce all’aumento dei conflitti interni e delle violenze diffuse.
Ad oggi c’è ancora un milione di persone che necessitano di assistenza umanitaria e altrettanti sfollati interni. Inoltre, già prima di aprile 2023, nel Paese c’erano 600.000 persone rifugiate, di cui 400.000 sudanesi. A queste si sono aggiunte adesso altre 140.000 persone che negli ultimi due mesi hanno raggiunto le aree ad est del Ciad, al confine con il Sudan.

L’obiettivo di INTERSOS è garantire ripari d’emergenza, acqua potabile, latrine e cibo. Parallelamente è necessario offrire assistenza sanitaria, screening per la malnutrizione e supporto alle donne sopravvissute a violenza di genere. Per le prossime settimane si prevede un incremento di arrivi: per questo, insieme a UNHCR, abbiamo avviato la costruzione di un campo di accoglienza nella zona di confine con il Sudan, un rifugio che tra cinque mesi arriverà ad ospitare circa 40.000 rifugiati in 7.000 soluzioni abitative.

La situazione è difficile anche in Sud Sudan, Paese attraversato costantemente da conflitti interni. Qui, tra i 135.000 rifugiati arrivati ad aprile dal Sudan, 35.000 sono “returnees“, ossia sudsudanesi che a partire dal 2011 – anno della dichiarazione di indipendenza – si erano rifugiati in Sudan e che adesso sono tornati indietro. Il 75% di loro è composto da donne e minori. Molte persone si sono rifugiate a Malakal dove lo staff di INTERSOS sta garantendo servizi di protezione dell’infanzia e di mappatura delle violazioni dei diritti.

Anche nella Repubblica Centrafricana sono arrivate, ad oggi, circa 15.000 persone rifugiate. Il Paese si trovava già in una situazione umanitaria complessa: la metà della popolazione soffre di insicurezza alimentare,  sono circa 500.000 le persone centrafricane sfollate all’interno del territorio e altri 750.000 i rifugiati nei Paesi limitrofi, di questi quasi 24.000 si trovavano proprio in Sudan. Dal 2014 INTERSOS lavora nel Paese per portare aiuto alla popolazione centrafricana e ora per supportare anche la popolazione rifugiata dal Sudan. I nostri operatori e le nostre operatrici sono impegnati per garantire accesso sicuro all’acqua e assistenza psicosociale, soprattutto per per donne e minori, in una zona che nelle prossime settimane sarà molto probabilmente colpita da inondazioni.

 

foto © René Van Beek per INTERSOS