FUGA DAL SUDAN: MILIONI DI RIFUGIATI AL CONFINE

Con oltre 25 milioni di persone che soffrono la fame, il Sudan sta attraversando una delle peggiori crisi umanitarie della storia recente e la più grave crisi di sfollamento al mondo.

 

Dal 15 aprile 2023, in Sudan è in corso un conflitto di dimensioni allarmanti. Gli scontri interni tra gruppi militari contrapposti, inizialmente concentrati solo nella capitale Khartoum, si sono presto estesi ad altre aree del Paese, in particolare il Darfur, il Kordofan e lo Stato di al Jazirah, un’area in cui si sono stabiliti gli sfollati in fuga da Khartoum.

Le violenze in corso stanno avendo un impatto devastante sulla popolazione e circa 25 milioni di persone, quasi la metà della popolazione sudanese, hanno estremo bisogno di assistenza umanitaria e protezione.

SUDAN’S EXODUS

INTERSOS REGIONAL HUMANITARIAN RESPONSE
TO THE SUDAN DISPLACEMENT CRISIS

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I livelli di insicurezza alimentare nel Paese sono allarmanti. Circa 25,6 milioni di persone – oltre la metà della popolazione del Sudan – soffrono la fame, tra cui più di 8,5 milioni di persone a livelli emergenziali e 755.000 persone sull’orlo della carestia.Il rischio di carestia è elevato in 14 aree del Grande Darfur, del Grande Kordofan, degli stati di Al Jazirah e in alcune zone di Khartoum.

15 milioni di persone non hanno accesso all’assistenza sanitaria e circa l’80% degli ospedali nelle aree colpite dal conflitto non funziona più. Mancano personale sanitario e forniture mediche, gli ospedali vengono danneggiati, saccheggiati e occupati. Dall’inizio del conflitto, il Sistema di Sorveglianza degli Attacchi all’Assistenza Sanitaria (SSA) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha registrato 73 attacchi a strutture sanitarie. Questi attacchi hanno causato 53 morti e circa 100 feriti.

Secondo l’UNFPA 6,7 milioni di persone sono a rischio di violenza di genere (GBV) e 3,5 milioni di donne e ragazze in età riproduttiva hanno bisogno di servizi per la salute riproduttiva. L’accesso a questi servizi è però ostacolato dallo scarso accesso umanitario alle aree di conflitto e dalle risorse finanziarie insufficienti delle donne e delle ragazze, che si trovano a dover scegliere tra cibo e salute, preferendo il primo. Continuano inoltre a essere segnalati casi di rapimenti, matrimoni forzati, violenza domestica, violenza sessuale legata ai conflitti e matrimonio infantile, soprattutto nello Stato di Aj Jazirah e nella regione del Darfur.

14 milioni di bambini hanno un disperato bisogno di assistenza umanitaria, 19 milioni non possono andare a scuola e 4 milioni sono sfollati, configurando la più grande crisi di sfollamento di bambini al mondo. Per il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, c’è il rischio di una catastrofe generazionale per 24 milioni di bambini in Sudan.

Ad aggravare la situazione, l’accesso umanitario resta limitato nel Paese. Alla fine di febbraio, le autorità de facto sudanesi hanno ritirato il proprio consenso alla fornitura di assistenza umanitaria transfrontaliera dal Ciad al Sudan. Il confine con il Ciad era l’unica via di accesso disponibile per portare aiuti umanitari nelle regioni del Darfur, l’area del Paese con i più alti livelli di bisogni umanitari e in cui la crisi alimentare in corso potrebbe a breve raggiungere lo stadio della carestia. Dopo due mesi di chiusura, attualmente è possibile portare aiuti umanitari dal Ciad in Sudan attraverso un unico punto di accesso.

LA PIÙ GRAVE CRISI DI SFOLLAMENTO AL MONDO

 

Circa 10,7 milioni di persone sono attualmente sfollate all’interno del Sudan, 7,9 milioni dallo scoppio dell’attuale conflitto in Sudan. Più della metà degli sfollati sono donne e quasi il 55% sono bambini sotto i 18 anni. Da oltre un anno queste persone subiscono separazioni, violazioni dei diritti umani, traumi, violenze e mancanza di accesso ai servizi di base. Per l’OIM quella in Sudan è la più grande crisi di sfollati a livello globale.

Oltre 2,1 milioni di persone hanno attraversato le frontiere cercando rifugio nei Paesi vicini. Un gran numero di persone è fuggito in Ciad, Sud Sudan, Egitto, Etiopia, Repubblica Centrafricana e Libia. Questi Paesi stanno affrontando un’escalation della crisi dei rifugiati e la minaccia che il conflitto in Sudan si estenda oltre i loro confini – in particolare con il Ciad e il Sud Sudan – creando una crisi regionale con esigenze umanitarie catastrofiche.

L’accesso al cibo è il bisogno più pressante tra le persone sfollate, poiché oltre il 97% degli sfollati in tutto il Sudan è stato ospitato in località con alti livelli di insicurezza alimentare. Si stima che l’89% delle famiglie sfollate non sia in grado di provvedere al proprio fabbisogno alimentare giornaliero.

L’INTERVENTO DI INTERSOS NEI PAESI LIMITROFI

 

Ciad

Il Ciad, dove operiamo dal 2016, vive da anni una forte crisi umanitaria con quasi un terzo della popolazione – 5.8 milioni di persone –  che necessita di assistenza umanitaria. Il paese è provato da conflitti armati, sfollamenti interni e una radicata insicurezza alimentare, il tutto aggravato dalle conseguenze del cambiamento climatico. Inoltre, già prima di aprile 2023, nel Paese c’erano 600.000 persone rifugiate, di cui 400.000 sudanesi, che vivono in una situazione di sfollamento prolungato nel Ciad orientale da circa 20 anni.

Dall’inizio dell’ultimo conflitto in Sudan, il Ciad ha registrato il maggior numero di arrivi dal Sudan. A giugno, più di 781.000 sudanesi e rifugiati sud sudanesi sono entrati nel Paese e stanno affrontando sfide crescenti.

In risposta alla crisi dei rifugiati, INTERSOS garantisce ripari d’emergenza e svolge attività di protezione nell’est del paese. Abbiamo costruito, insieme a UNHCR, un campo di accoglienza a Zabout, nella zona di confine con il Sudan, che può ospitare circa 50.000 rifugiati e, sempre insieme a UNHCR, stiamo costruendo nuovi ripari di emergenza all’interno del campo di Kerfi.

Nei campi di Zabout e Daguessa, inoltre, svolgiamo attività di protection: abbiamo creato 12 safe space per donne e bambini, supportiamo le persone nei processi di ricongiungimento familiare e gestiamo direttamente casi di protezione dell’infanzia e di violenza di genere.

Sud Sudan

La situazione è difficile anche in Sud Sudan, un paese attraversato da una crisi umanitaria cronica a causa di  decenni di guerra civile, povertà, violenza, sottosviluppo economico, inondazioni, infrastrutture carenti, cambiamenti climatici e insicurezza alimentare. Già prima di aprile 2023, il paese ospitava circa 300.000 rifugiati, quasi tutti provenienti dal Sudan. Per tutto il 2023, il Sud Sudan ha continuato ad accogliere migliaia di rifugiati e rimpatriati dal Sudan. Nel 2024, compresi i rifugiati, si stima che 9 milioni di persone in Sud Sudan – il 70% della popolazione totale – abbiano bisogno di assistenza umanitaria e che 7,1 milioni di persone siano in condizioni di grave insicurezza alimentare.

Ad oggi, più di 700.000 persone hanno cercato rifugio dal conflitto sudanese in Sud Sudan. Tra queste, più di 550.000 sono ex rifugiati sud sudanesi che stanno tornando nel loro Paese d’origine, mentre quasi 150.000 sono rifugiati sudanesi.

Quasi tutti gli arrivi dal Sudan transitano nello Stato dell’Upper Nile. Qui, a Malakal, tra giugno 2023 e gennaio 2024, abbiamo fornito servizi essenziali di protezione e tutela dei bambini nel campo di transito di Bulukat, occupandoci tra le altre cose di rintracciare le famiglie dei bambini non accompagnati presenti in due child-friendly spaces, facilitando il ricongiungimento.

Da giugno 2024, INTERSOS fornisce assistenza nell’area di confine di Renk, in particolare in due centri di transito e nel punto di confine di Joda. Offriamo servizi di protezione, come il monitoraggio dei rischi di protezione, sessioni di sensibilizzazione e la gestione di sportelli informativi nei campi di transito, distribiamo beni non alimentari e forniamo assistenza per l’alloggio e denaro ai sudanesi e ai rifugiati sud sudanesi rientrati rientrati nel Paese. Inoltre, INTERSOS effettua un monitoraggio regolare al di fuori dei campi di transito per identificare le famiglie sud sudanesi più vulnerabili fuggite dal Sudan e fornire loro assistenza in natura.

Nello stato del Jongley, invece, svolgiamo attività di monitoraggio delle frontiere, sostegno alle vittime di violenza di genere, supporto psicosociale e distribuzioni, rivolte a 18.030 returnees provenienti dal Sudan e dall’Etiopia e sfollati interni.

Repubblica Centrafricana

Nella Repubblica Centrafricana, ad oggi, sono arrivate dal Sudan circa 25.000 persone rifugiate e oltre 6.000 returnees. Il Paese si trovava già in una situazione umanitaria complessa, dovuta a più di un decennio di conflitto interno e alle inondazioni dovute al cambiamento climatico che continuano a causare sfollamenti. La metà della popolazione soffre di insicurezza alimentare,  sono oltre 500.000 le persone centrafricane sfollate all’interno del territorio e altri 750.000 i rifugiati nei Paesi limitrofi, tra cui il Sudan

Dal 2014 INTERSOS lavora nel Paese per portare aiuto alla popolazione centrafricana e ora per supportare anche la popolazione rifugiata dal Sudan.

Nella prefettura di Vakanga, INTERSOS sta operando con un focus specifico sul sostegno e l’assistenza ai bambini che affrontano rischi significativi di protezione, tra cui la separazione familiare, gli abusi sui minori, la violenza sessuale e di genere e il reclutamento da parte di gruppi armati. La separazione familiare ha colpito un gran numero di bambini sudanesi rifugiati, molti dei quali non accompagnati e separati dalle loro famiglie.

Libia

La Libia ha accolto oltre 10.000 persone, sudanesi e non, tra aprile 2023 e giugno 2024. La maggior parte dei rifugiati sudanesi arriva ad Alkufra, poi si sposta verso Ajdabiya e Sabha, puntando infine a Tripoli per registrarsi presso l’UNHCR e accedere ai servizi essenziali. Al di fuori di Tripoli, l’accesso a questi servizi è difficoltoso e questo aumenta i rischi di protezione.

A Sabha, Ajdabiya e Tripoli, INTERSOS sostiene le comunità di rifugiati sudanesi e altri gruppi attraverso servizi di protezione come la gestione integrata dei casi, il supporto psicosociale e l’assistenza legale.

Inoltre, INTERSOS fornisce servizi di istruzione non formale, distribuisce beni e kit non alimentari ai bambini e conduce attività di sensibilizzazione rivolte ai rifugiati sudanesi appena arrivati negli insediamenti non ufficiali.

Ad Ajdabiya, una città di transito, INTERSOS gestisce un centro comunitario con il sostegno dell’UNICEF e dell’UE. Questo centro fornisce un supporto fondamentale in un contesto di limitata presenza di ONG e Organizzazioni Internazionali e in un quadro di sicurezza complesso. Molti rifugiati ad Ajdabiya aspirano a raggiungere Tripoli, ma rischiano di essere arrestati e sfruttati poichè non hanno denaro e documenti.

 

foto © René Van Beek per INTERSOS