Emergenza alluvioni in Africa occidentale e centrale, si aggrava la crisi umanitaria

Le piogge torrenziali delle ultime settimane stanno causando inondazioni e devastazioni senza precedenti in gran parte dell’Africa occidentale e centrale, costringendo centinaia di migliaia di persone a lasciare le proprie case. Una catastrofe che va ad aggravare le condizioni umanitarie di popolazioni che fanno già i conti con gravi livelli di insicurezza alimentare e con conflitti perenni.

Le inondazioni più gravi degli ultimi 30 anni hanno spinto la regione dell’Africa occidentale in uno stato di emergenza umanitaria, causando numerose vittime e sfollamenti di massa.  Quest’anno le inondazioni hanno colpito oltre 4,4 milioni di persone in Africa occidentale e centrale. Solo nelle prime tre settimane di settembre, oltre 2,1 milioni di persone sono state colpite in 15 Paesi. Il Ciad è il Paese più colpito, seguito dalla Nigeria e dal Niger

Centinaia di migliaia di ettari di terreni agricoli, fondamentali per le economie locali e la sicurezza alimentare, sono stati distrutti, così come diverse infrastrutture e strade, isolando ancora di più le persone che già vivevano lontane dai servizi essenziali, inclusi quelli sanitari. Anche l’accesso all’istruzione è stato compromesso, poiché molte scuole sono state distrutte, chiuse o utilizzate come rifugio per le comunità colpite.

 

È importante comprendere perché gli effetti delle alluvioni in quest’area sono così devastanti: i Paesi coinvolti fanno già i conti con crisi umanitarie e bisogni gravissimi e le alluvioni strappano via alle persone quel poco che hanno. Avere ettari e ettari di terreni agricoli allagati, in regioni che già fanno i conti con livelli critici di insicurezza alimentare, significa che la popolazione può contare su ancora meno cibo. La maggior parte di questi Paesi ospita anche sfollati interni e rifugiati, che vedono l’acqua portarsi via i pochi beni che hanno con sé e distruggere il loro unico rifugio. Nell’est del Ciad, uno dei campi che ospita parte degli oltre 600mila rifugiati sudanesi nel Paese è stato completamente sommerso.

Papy Kabwe – INTERSOS Regional Director West Africa 

 

 

A causa del cambiamento climatico nella regione del Sahel  le temperature aumentano molto più rapidamente rispetto alla media globale. Le inondazioni sono sempre più frequenti e ogni anno causano conseguenze umanitarie sempre più devastanti.

Le previsioni indicano che le piogge continueranno nei prossimi mesi, aumentando il rischio di ulteriori alluvioni in diverse zone della regione. I nostri team stanno facendo ogni sforzo per sostenere le popolazioni colpite in Nigeria, Ciad e Camerun.

Nigeria

Le forti piogge hanno devastato 30 dei 36 Stati della Nigeria. Secondo il governo, oltre un milione di persone sono state colpite, 269 persone hanno perso la vita nelle alluvioni e più di 640.000 sono state sfollate dalle loro case.

Il 9 settembre 2024, nello Stato di Borno, le piogge hanno provocato il crollo della diga di Alau, sommergendo metà della città di Maiduguri. Molte delle persone coinvolte erano già sfollate a causa di conflitti armati e cambiamenti climatici. L’Agenzia nazionale per la gestione delle emergenze (NEMA) riferisce che oltre mezzo milione di persone sono state sfollate a causa delle inondazioni negli Stati del nord-est e del nord-ovest, sommandosi agli oltre 3,6 milioni di sfollati interni nelle stesse aree a giugno 2024. Già ad agosto, prima del crollo della diga, le piogge e le inondazioni avevano coinvolto oltre 120mila persone nello Stato di Borno, mentre in tutto il Paese si contano 800 mila persone colpite.

La popolazione ha bisogno urgente di cibo, acqua potabile, rifugi sicuri e servizi igienico-sanitari. L’emergenza sta anche aggravando la malnutrizione infantile, con la distruzione delle scorte alimentari e l’interruzione delle attività agricole, in un Paese dove 31,8 milioni di persone soffrono di grave insicurezza alimentare, il numero più alto a livello globale. A seguito delle inondazioni, inoltre, molti bambini si sono ritrovati separati dalle famiglie e soggetti a un alto rischio di subire sfruttamento e abusi, incluso il lavoro minorile e i matrimoni precoci.

INTERSOS in Nigeria è stata una delle prime organizzazioni a intervenire fornendo, nonostante le grandi difficoltà, aiuti salvavita alla popolazione. L’alluvione ha invaso il nostro Centro di stabilizzazione per la malnutrizione, una struttura critica in cui forniamo assistenza ai bambini più vulnerabili della regione. Lo staff di INTERSOS è riuscito a evacuare in sicurezza tutti i bambini, gli assistenti e il personale, assicurando che le cure potessero continuare senza interruzioni in un altro luogo sicuro e garantendo il trattamento tempestivo per i bambini malnutriti. Nonostante le risorse limitate, il nostro personale ha lavorato instancabilmente durante la notte dell’11 settembre, assicurando a migliaia di persone cibo d’emergenza e, in collaborazione con il World Food Programme (WFP), abbiamo avviato attività di distribuzione di pasti caldi alle famiglie sfollate nell’area di Maiduguri. Abbiamo avviato  dei programmi per il trattamento della malnutrizione (OTP) nei nuovi insediamenti per sfollati, e stiamo portando avanti interventi di pulizia e riparazioni nei centri sanitari supportati Sempre nei campi che ospitano la popolazione sfollata, abbiamo avviato attività di primo soccorso psicologico (PFA) e di prevenzione e risposta alla violenza di genere (GBV).

Ciad

In Ciad, le inondazioni hanno colpito 1,5 milioni di persone, di cui più di 12mila nell’est che da aprile 2023 è teatro dell’esodo di oltre 600mila rifugiati sudanesi in fuga dalla guerra. Secondo l’UNHCR sono 45mila i rifugiati colpiti.  Le piogge hanno colpito tutto il Paese, e in particolare le province di Tandjile, Mayo-Kebbi Est, Logone e Lac. Oltre 164.000 abitazioni sono state distrutte e 260 mila ettari di terreni coltivati sono stati spazzati via, compromettendo gravemente l’approvvigionamento di cibo, in un Paese già alle prese con un insicurezza alimentare cronica. 

I nostri team stanno supportando la popolazione colpita attraverso la distribuzione di kit beni essenziali non alimentari alle famiglie colpite a N’Djamena. Abbiamo però dovuto sospendere momentaneamente le nostre attività di protezione a Daguessa, nel Sila, a causa dell’inaccessibilità della strada.

Niger

Per il Niger, quelle in corso sono  le peggiori inondazioni degli ultimi dieci anni. Sono 1,2 milioni le persone colpite dalle inondazioni, con 339 morti e 125 mila abitazioni distrutte. Maradi è la regione più colpita, seguita da Tillabéri, Zinder, Tahoua, Dosso, Diffa, Agadez e Niamey.

Le piogge hanno distrutto terreni agricoli e scorte di cibo, contribuendo in modo significativo all’aumento del numero di persone in condizioni di grave insicurezza alimentare in tutte le aree del Paese. Allo stesso modo, anche gli edifici sanitari e quelli scolastici sono stati gravemente danneggiati dalle inondazioni e l’inadeguatezza dei servizi igienici nelle aree colpite dalle alluvioni aumenta i rischi per la salute, in particolare per le malattie trasmesse dall’acqua come il colera.

Le nostre attività nel Paese stanno procedendo ininterrotte, ma i nostri team devono fare i conti con significativi problemi di accesso ad alcune aree colpite, soprattutto a Niamey.

Camerun

Le recenti inondazioni in Camerun hanno interessato principalmente l’Estremo Nord, dove il rapido innalzamento dei fiumi Logone e Chari ha sommerso interi villaggi e sfollato migliaia di persone. Più di 365 mila persone sono state colpite. Le piogge stanno continuando a far innalzare il livello dell’acqua e fanno temere un peggioramento della situazione. Le piogge torrenziali hanno distrutto più di 56 mila abitazioni, inondato decine di migliaia di ettari di coltivazioni e causato la perdita di migliaia di animali. 

I nostri team sono impegnati ad avviare distribuzioni di cibo e denaro di emergenza, oltre che aiuti alimentari per i bambini malnutriti dai 6 ai 23 mesi. 

Mali

Quest’anno la stagione delle alluvioni in Mali è iniziata presto, con inondazioni significative a luglio, che hanno interessato soprattutto la regione di Segou. Tra agosto e settembre, forti piogge hanno colpito le regioni di Ségou e San, causando inondazioni in diversi comuni, che hanno coinvolto 14.400 persone e causato otto morti. I servizi sociali di base sono stati gravemente colpiti dalle inondazioni: 2.745 punti d’acqua sono stati danneggiati e 5.780 latrine distrutte, mentre il Centro sanitario di riferimento di Bla è stato messo fuori servizio. 

In un Paese dove la stagione di magra aveva già spinto molte comunità sull’orlo della carestia, le famiglie che si affidano all’agricoltura di sussistenza e alla pastorizia per sopravvivere hanno perso tutto a causa delle piogge. Oltre 5.700 ettari di campi sono andati distrutti.

Per il momento nessuna delle nostre strutture  è stata danneggiata. Tuttavia, c’è il rischio che i centri sanitari di Souala e Syn, in cui operiamo nel comune di Djénné vengano danneggiati se le piogge continuano. Il fiume e i suoi affluenti stanno straripando e l’accesso al villaggio di Souala avviene in piroga. Il rischio di inondazioni fluviali rimane molto alto nella regione di Mopti. Secondo la Direzione generale della Protezione civile, il livello dell’acqua del fiume Niger è attualmente di 670 cm, 20 cm sopra la soglia di allarme.