Da un lavoro congiunto fatto dalle organizzazioni che hanno partecipato a COVAX, è nato un report che raccoglie tutte le sfide e le opportunità affrontate per portare i vaccini in contesti umanitari ed evidenzia le lezioni utili per il futuro
Le sfide affrontate nell’avviare e nel portare la vaccinazione contro il COVID-19 per le popolazioni a rischio non vengono archiviate: quanto appreso durante i due anni di pandemia da Coronavirus e durante la campagna vaccinale nei paesi colpiti da emergenze umanitarie, servirà per gestire eventuali future pandemie.
Questo è stato il tema dell’ incontro organizzato a Nairobi il 14 e 15 febbraio 2023 dal COVID-19 Vaccine
Delivery Partnership (CoVDP) e dai partner chiave dei Centri africani per il controllo e la prevenzione delle
malattie: Gavi, Vaccine Alliance, Global Health Cluster, Comitato internazionale della Croce Rossa, Consiglio
internazionale delle agenzie di volontariato (ICVA), Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, INTERSOS, Medici senza frontiere, partner bilaterali e agenzie delle Nazioni Unite.
Nel report che è nato da questa discussione, e da un lungo lavoro congiunto fatto nei mesi precedenti, sono state raccolte le lezioni apprese ed elencati i passi concreti da fare in futuro per consentire risposte eque durante le pandemie, in modo che le persone bisognose di assistenza umanitaria abbiano accesso alle misure mediche e di salute pubblica -come vaccini, terapie ed esami diagnostici- necessarie per diagnosticare, prevenire o trattare le malattie in caso di pandemia.
Dati del report
Il lancio a livello globale della campagna vaccinale contro il COVID-19 ha fatto emergere enormi disuguaglianze sia tra i diversi Paesi che all’interno dei Paesi stessi. Molti contesti con un alto numero di persone identificate come bisognose di assistenza umanitaria e gruppi vulnerabili -ad esempio sfollati interni, rifugiati, richiedenti asilo, apolidi, minoranze, detenuti, migranti vulnerabili e persone che vivono in aree difficili da raggiungere- hanno avuto una copertura vaccinale inferiore rispetto alla popolazione generale.
Entro la metà di marzo 2023, il 65% della popolazione mondiale ha completato il primo ciclo di vaccini COVID-19. Nei Paesi a basso reddito con i maggiori bisogni umanitari, la popolazione, che senza COVAX non avrebbe avuto accesso alla campagna vaccinale, è stata coperta dal primo ciclo di vaccinazioni per il 25%, una percentuale, questa, più alta dell’obiettivo del 20% che era stato fissato inizialmente. Inoltre, in questi contesti, il dato fortemente positivo riguarda tutto il lavoro che è stato messo a punto durante la pandemia e che resta in questi Paesi come capitale necessario per affrontare altre future pandemie: il training di vaccinatori che rimarranno nei Paesi, il lavoro degli operatori locali che hanno fatto alzare l’adesione alla campagna vaccinale del Covid e che avrà effetti positivi, in termini di domanda vaccinale, anche altre campagne vaccinali, irrobustimento e training della catena del freddo.
La partecipazione di INTERSOS
INTERSOS, grazie alla importante esperienza maturata sul campo in diversi Paesi, ha potuto prendere parte a questo lavoro congiunto insieme ai grandi attori internazionali che hanno creato la piattaforma COVAX. In particolare, in Nigeria e in Yemen abbiamo collaborato a diverse attività: la gestione della catena del freddo necessaria per la conservazione dei vaccini; la somministrazione diretta e la distribuzione dei vaccini sia in contesti urbani che in aree remote o difficili da raggiungere; la formazione degli operatori sanitari locali; il coinvolgimento e la sensibilizzazione delle comunità locali; il supporto alle campagne di comunicazione per combattere la disinformazione sui vaccini.
Inoltre, abbiamo lavorato anche in altri Paesi -Burkina Faso, Afghanistan, Libano, Ciad e Repubblica Centrafricana- avviando fasi di studio e raccolta dati, per analizzare quali fossero le barriere alla vaccinazione, e azioni di sensibilizzazione della popolazione.
Durante la preparazione dell’incontro di Nairobi, INTERSOS ha fatto parte del Comitato direttivo e, insieme
alla Cooperazione tedesca (GIZ), ha presieduto uno dei gruppi di lavoro tematici, il gruppo numero 3, dedicato al “Rafforzamento dei sistemi sanitari e preparazione e risposta alle pandemie in contesti umanitari”.
“La piattaforma COVAX è stato uno straordinario sforzo umano per arginare e sconfiggere la pandemia: un lavoro importante che ha impegnato insieme, in maniera molto pratica, gli attori più importanti della salute a livello globale attorno una tematica che per due anni ha fermato il mondo”, ha spiegato Andrea Accardi, coordinatore della task force COVAX di INTERSOS.
“Come INTERSOS -ha continuato Accardi- abbiamo deciso di partecipare per condividere la nostra esperienza operazionale nei Paesi dove lavoriamo. Le difficoltà affrontate dall’ inizio della pandemia –ha aggiunto– hanno fornito un’ esperienza preziosa e hanno delineato un percorso da seguire innanzitutto per continuare a ridurre gli effetti della pandemia da COVID-19, ma anche per migliorare la reazione a una possibile pandemia futura”.
Nigeria, Borno State (foto di Christan Tasso)
Le lezioni necessarie per il futuro
Il primo imprescindibile punto da cui si parte è che nelle pandemie, come nel COVID-19, nessuno è al sicuro fino a quando non lo sono tutti. Promuovere la sicurezza di tutti diminuirà la probabilità di nuove mutazioni del virus, aumenterà la sicurezza sanitaria globale e rafforzerà l’impegno a raggiungere la copertura sanitaria universale.
Un altro importante assunto è che i contesti umanitari non sono tutti uguali e variano tra i Paesi e all’interno di essi. I governi sono incoraggiati ad assumersi la responsabilità per tutte le popolazioni all’interno dei loro confini, comprese le persone bisognose di aiuti umanitari. Pertanto, nella stragrande maggioranza dei contesti, avere una risposta efficace durante le pandemie, la consegna per la popolazione vulnerabile di vaccini e di altri strumenti legati alla salute pubblica va guidata e coordinata dal governo e deve vedere la collaborazione, sempre coordinata dal governo, tra i servizi sanitari locali, le agenzie sanitarie e le agenzie umanitarie.
Raggiungere la popolazione target con vaccinazioni e altre misure di salute pubblica durante le pandemie richiede soluzioni e azioni diverse per contesti, in modo da non lasciare indietro nessuno. Sebbene questo avvenga in un numero basso di casi, i governi talvolta non sono in grado di raggiungere le persone vulnerabili, come ad esempio nelle aree non controllate dal governo dove l’assistenza umanitaria deve essere direttamente gestita dagli attori umanitari e dove servono strategie diverse per l’accesso.
Un altro punto sottolineato è stato il riconoscimento dell’ impegno e degli sforzi degli operatori sanitari e
degli operatori in prima linea per le vaccinazioni durante la pandemia da COVID-19 in un contesto di scarse
risorse. Ciò evidenzia la necessità di sfruttare, in futuro, le risorse per un sostegno più tempestivo e sufficiente.
Fondamentale, inoltre, è “localizzazione” per migliorare efficienza ed efficacia della distribuzione dei vaccini per le fasce vulnerabili: in molti contesti di crisi.
Altrettanto importante è la contestualizzazione delle risposte vaccinali poiché i contesti variano in modo significativo e richiedono approcci personalizzati.
Infine, un elemento da sottolineare è quello della condivisione delle esperienze relative alla vaccinazione COVID-19 tra gli stakeholder nei contesti umanitari: molti Paesi colpiti da emergenze umanitarie hanno avuto diversi vantaggi dalla realizzazione della campagna vaccinale COVID-19. Sia i governi che i loro partner hanno evidenziato infatti sia le difficoltà affrontate che i fattori di successo.
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