Essere in prima linea per INTERSOS è l’essenza e la mission dell’organizzazione e vuol dire essere fisicamente nel luogo in cui la crisi umanitaria ha il suo epicentro

 

Un’emergenza umanitaria è una situazione critica che coinvolge un numero significativo di persone e che richiede una risposta immediata per proteggere le loro vite, la loro salute e la loro dignità. Tra le principali cause delle emergenze umanitarie ci sono disastri naturali, conflitti armati, pandemie, crisi alimentari, migrazioni forzate.

Cosa significa intervenire in un’emergenza umanitaria nel concreto?

Cosa significa arrivare subito e organizzare la risposta ad un’emergenza umanitaria da zero? Ne abbiamo parlato con Davide Berruti, già nostro capo missione in Sud Sudan, Giordania, Repubblica Centrafricana e Camerun, ora coordinatore della formazione e sviluppo del personale di INTERSOS, che ci ha spiegato quello che vuol dire essere in prima linea in un contesto di crisi umanitaria ed esserci nella   primissima fase dell’emergenza. .

“L’apertura di una  missione umanitaria vede differenze da  da Paese a Paese, ma il fil rouge di ogni emergenza è essere capaci di capire quelli che sono i bisogni delle comunità locali e lavorare con loro in ottica di forte fiducia. Un altro fattore importante da considerare è l’eventuale presenza sul territorio di una risposta umanitaria già avviata e strutturata,  guidata da attori governativi o non governativi. Un esempio significativo, nella mia esperienza, è rappresentato dalla risposta all’emergenza Siria in Giordania, un intervento molto diverso da quello che  abbiamo attivato in paesi africani come Repubblica Centrafricana e Camerun, ormai già diversi anni fa”, dice Berruti.

“In Giordania, a inizio 2012, ci siamo inseriti in un’operazione già in atto volta ad accogliere i rifugiati siriani. Il Governo giordano aveva già individuato il terreno e stava allestendo un campo con tutte le infrastrutture necessarie grazie al coinvolgimento di organizzazioni governative e ONG. Inizialmente il campo era desolato, ma siamo riusciti a trasformarlo in un villaggio con servizi per i rifugiati”, racconta

Anche in questo caso la risposta di assistenza è andata di pari passo con la ricerca di un forte rapporto con la popolazione locale. Grazie a questo approccio in Giordania è partito un progetto dedicato alle donne con laboratori di cucina, sartoria e coiffeur, garantendo loro uno spazio sicuro. Questo progetto è durato fino a maggio 2013, rendendo significativa la presenza degli operatori di INTERSOS nel campo. Successivamente è iniziato l’intervento anche fuori dal campo, nelle città giordane, dove i rifugiati venivano accolti in insediamenti informali o nelle famiglie e dove ci si è concentrati sulla fornitura di servizi essenziali e sul sostegno alla coabitazione pacifica, affrontando le sfide legate a condizioni di vita molto precarie.

“In Africa, le situazioni sono state molto diverse. Nella Repubblica Centrafricana ci siamo trovati in un Paese instabile con una presenza limitata di operatori umanitari. Abbiamo dovuto costruire le attività da zero, affrontando ostacoli, cercando di dare risposte che rispettassero la peculiarità della situazione emergenziale imprevista. Abbiamo creato un coordinamento tra ONGe attori intergovernativi che operavano nella regione, così da affrontare i bisogni della popolazione  e fornire aiuto alle comunità locali”.

Queste  esperienze, nonostante siano così differenti tra loro, mostrano i tratti comuni del lavoro che INTERSOS svolge nell’apertura di una nuova missione. “La logistica – sottolinea Berruti – è ciò che rende la presenza di INTERSOS davvero importante nelle prime fasi dell’emergenza: la essere fisicamente sul campo, infatti, gioca un ruolo fondamentale nel rispondere rapidamente ed efficacemente alla crisi”. Nella missione umanitaria in Giordania la prima sfida è stata individuare un terreno adeguato alla costruzione di un campo per i rifugiati. Successivamente, si è lavorato a stretto contatto con strutture e organizzazioni governative e non governative per garantire l’accesso a servizi essenziali come acqua, elettricità e fognature all’interno del campo. Lo stesso è accaduto in Africa.

In Camerun, per esempio, dove INTERSOS è intervenuta nella crisi causata dalla forte instabilità della regione dell’estremo Nord, nonostante i rischi legati alla sicurezza, per poter fornire aiuto e sostegno alla popolazione colpita dalla crisi, è stato cruciale essere presenti e distribuire tempestivamente gli aiuti che arrivavano. Anche qui si è lavorato a stretto contatto con la comunità locale, assumendo personale camerunese e coinvolgendo la popolazione nel fornire aiuto ai propri connazionali.

Il coinvolgimento attivo delle comunità nella definizione della risposta umanitaria rappresenta un tratto costante dell’azione di INTERSOS, con una attenzione alla mediazione culturale e al coinvolgimento degli attori locali nel processo decisionale e nella realizzazione delle attività umanitarie.