Quasi 250,000 yemeniti sono morti dall’inizio della guerra nel 2015, di cui circa 100mila come conseguenza diretta dei combattimenti e circa 130mila a causa di fame e malattie acuite dal conflitto. Questa, nei numeri ufficiali di OCHA, l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, la fotografia di quella che viene generalmente riconosciuta come la più grave crisi umanitaria al mondo.

 

Più di 1.250 gradini sono l’unico modo per raggiungere il villaggio di Al-Dahmsha, situato nella zona montuosa di Moeen Mokabrah nel Governatorato di Lahj, sud ovest dello Yemen. Se sei una persona forte e di buona salute, fai fatica a raggiungere il villaggio, ma in qualche modo con grandi sforzi riesci ad arrivarci. Se sei debole per la carenza di cibo, per lo stato di gravidanza in cui ti trovi, se sei anziano o semplicemente consumato dall’usura della guerra, diventa quasi impossibile.

Raggiungere quel villaggio significa voler continuare a vivere.
Quei gradini sono l’unico collegamento per avere accesso a cure mediche vitali nell’unica struttura presente nell’area circostante per una popolazione stremata da cinque anni di guerra.

“Il 24 marzo il conflitto in Yemen entra nel suo sesto anno e una soluzione in grado di alleviare le sofferenze della popolazione appare ancora lontana – sottolinea Kostas Moschochoritis, Segretario Generale di INTERSOS – Milioni di yemeniti sono più affamati, più malati e versano in condizioni peggiori di un anno fa. Per molti, l’aiuto umanitario rappresenta l’unica ancora di salvezza. In questo momento circa 900 operatori di INTERSOS, yemeniti e internazionali, sono in prima linea per portare aiuto ai più vulnerabili.

Quella per salvare vite umane è spesso una corsa contro il tempo. Per questo, nel quinto anniversario della guerra, vogliamo lanciare un appello chiaro: non abbassiamo l’attenzione su quanto sta avvenendo, la guerra non resta a casa, e l’azione umanitaria non si ferma, anzi, va sostenuta e intensificata”.

INTERSOS è una delle poche organizzazioni umanitarie internazionali, al momento l’unica italiana, presenti sia nel Nord che nel Sud dello Yemen. Presente nel Paese dal 2008, INTERSOS garantisce assistenza medica, nutrizionale e attività di protezione, portando aiuto in zone urbane e anche nelle aree rurali più remote.

I servizi sanitari nello Yemen sono limitati e resi spesso inadeguati da molte sfide, tra cui la carenza di finanziamenti, problemi di accesso e i vari e tanti conflitti in corso in diverse aree del paese. Gli operatori sanitari non vengono pagati o ricevono solo saltuariamente un salario inadeguato. Tutti questi elementi compongono uno scenario devastante nello Yemen in guerra, dove si stima la presenza di soli 10 operatori sanitari per 10.000 persone. Solo un terzo delle strutture sanitarie funzionanti fornisce servizi di salute riproduttiva a causa di carenza di personale, mancanza di forniture, incapacità di far fronte ai costi operativi o al danneggiamento causato dei bombardamenti in corso.

Al-Moeen Moukabrah è una delle 5 unità sanitarie nonché ospedale di riferimento supportato da INTERSOS attraverso un progetto finanziato da OCHA. In un’area di difficile accesso, vengono sostenute 5 strutture sanitarie chiuse o parzialmente funzionanti in tre distretti del Governatorato di Lahj, oltre a 1 ospedale di riferimento, al fine di fornire servizi sanitari di emergenza integrati e ridurre la mortalità delle popolazioni più vulnerabili colpite dal conflitto.

C’è un tema, spesso più violento e radicato di altri che affligge la popolazione yemenita da cinque anni di continuo e deteriorante conflitto: la malnutrizione. Oltre 20 milioni di persone – circa i due terzi della popolazione – sono ridotte alla fame, con 1,6 milioni di bambini affetti da malnutrizione acuta severa, e 24 milioni di abitanti, su un totale di circa 30 milioni, che hanno bisogno di aiuti umanitari. La crescente carenza di cibo ha lasciato malnutrite oltre un milione di donne in gravidanza e in allattamento, donne che rischiano di dare alla luce neonati con seri problemi di salute.

Donne e bambini, le prime vittime della guerra. E se, oltre ad essere un bambino, sei nato in una delle aree più remote e lontane da qualsiasi centro abitato in grado di offrire servizi di prima necessità, sopravvivere diventa una sfida quotidiana. E’ la storia del piccolo Khalid, un neonato di soli 70 giorni nato nel governatorato di Hadramawt, territorio isolato dal resto del paese a causa dell’assenza di collegamenti stradali, un accesso reso quasi impraticabile anche alle organizzazioni umanitarie. Khalid è malnutrito, il tempo è un orologio che batte sulla sua vita in pericolo. Con delle cliniche mobili, INTERSOS è riuscito a raggiungere Khalid, visitarlo e avviare le cure necessarie per farlo tornare in salute. Come lui, sono milioni i bambini yemeniti che non ricevono cibo e cure adeguate da giorni, mesi, anni. Cinque anni di guerra.

Dall’inizio dell’anno, INTERSOS si è presa cura di 1443 bambini malnutriti sotto i cinque anni nel governatorato di IBB, di altri 1769 in quello di Aden e 799 ad Hajja. Tutte aree in pieno conflitto.

Ancora in questi giorni si combatte in diverse aree dello Yemen soprattutto nell’area occidentale del Paese. Le restrizioni alle importazioni di cibo, medicine e carburante, insieme alla chiusura della maggior parte di porti, strade e aeroporti, hanno spinto gli yemeniti in una situazione umanitaria catastrofica. Il conflitto ha avuto un impatto devastante sulle condizioni socio-economiche e finanziarie delle famiglie yemenite, contribuendo direttamente all’aumento della povertà, della malnutrizione, del deperimento fisico e della vera e propria fame.

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