Dal 20 settembre il Libano sta vivendo gli effetti di una drammatica escalation della guerra tra Israele e Hezbollah. Questa ondata di violenza si sta abbattendo sui civili e il governo libanese stima che 1,2 milioni di persone siano fuggite dalle loro case per salvarsi dai pesanti bombardamenti. I nostri team sono al lavoro per portare aiuti urgenti alla popolazione nel panico.

 

A partire dalla fine di settembre i bombardamenti israeliani si sono drammaticamente intensificati nel Sud e nell’Est del Libano, oltre ad allargarsi ad altre aree del Paese, che fin ora non erano state coinvolte dalla violenza, comprese aree densamente popolate di Beirut.

La popolazione terrorizzata sta abbandonando tutto per mettersi in salvo: decine di migliaia di uomini, donne e bambini – tra questi anche alcuni dei nostri operatori libanesi con le loro famiglie – fuggono dalle aree bombardate verso varie zone di Beirut, Mount Lebanon, della Bekaa e del Nord. Il governo libanese stima che siano 1,2 milioni gli sfollati interni nel Paese. Al momento 186.400 persone stanno cercando rifugio in 1.023 rifugi, 822 dei quali hanno già raggiunto la capienza massima. Chi è ancora alla ricerca di un alloggio si rifugia temporaneamente nelle proprie auto e nelle aree pubbliche.

Il numero di persone sfollate in Libano pare destinato a salire dal momento che, secondo l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR), un quarto del territorio libanese è attualmente sottoposto a ordini di sfollamento militari israeliani, che vengono emessi quotidianamente.

Adesso tutte queste persone, fuggite senza nulla, hanno bisogno dei beni più basilari: cibo, acqua, kit medici d’emergenza, materassi, coperte e cuscini, oltre al carburante per garantire l’elettricità ai rifugi collettivi e agli impianti che forniscono l’acqua.

I nostri team, compresi gli operatori sfollati, si sono immediatamente mobilitati per assistere la popolazione in fuga: stiamo lavorando in diversi rifugi collettivi nell’area di Beirut e Mount Lebanon, nella Bekaa, nel Nord e nel Sud del Paese, per renderli idonei ad accogliere le persone sfollate; stiamo distribuendo kit igienici e beni essenziali alle persone accolte nei rifugi collettivi e offrendo un supporto in denaro a chi non ha trovato posto nei rifugi per far fronte alle necessità più immediate. Stiamo inoltre conducendo attività di primo soccorso psicologico e attività ricreative per i bambini sfollati che, secondo quanto riporta UNICEF, sono attualmente oltre 350 mila. Infine stiamo monitorando i bisogni della popolazione siriana rifugiata che al momento è sfollata in strada o che ha deciso di rimanere nelle aree attualmente non sicure e stiamo continuando a supportare da remoto i casi più vulnerabili che seguivamo a Tiro prima che la situazione di sicurezza nel Paese degenerasse.

Secondo le autorità libanesi, dall’8 ottobre 2023 a oggi gli attacchi israeliani hanno ucciso oltre 2mila persone, tra le quali si contano anche operatori umanitari e personale sanitario, mentre i feriti sono oltre diecimila. Un bilancio drammatico che sta mettendo a dura prova il sistema sanitario del Paese e la salute psicologica dell’intera popolazione.

Gli attacchi di questi giorni hanno già causato un numero inaccettabile di vittime civili, sfollamenti di massa e distruzione di infrastrutture civili critiche. Gli attori internazionali che possono influenzare l’andamento del conflitto in corso devono agire subito per contenere la violenza in Libano e impedire un’escalation regionale della guerra a Gaza, che avrebbe effetti devastanti sulla popolazione civile. Senza un’azione rapida verso il cessate il fuoco, la situazione continuerà a peggiorare e, con l’intensificarsi delle ostilità, il rischio di una più ampia escalation regionale è ogni giorno più vicino.