Più di 5mila migranti sono fuggiti dal Venezuela dopo gli scontri al confine con la Colombia. Non hanno nulla e ora sono in insediamenti informali sovraffollati. INTERSOS ha distribuito i primi 80 kit con tende e coperte ad altrettante famiglie.

 

 

Da settimane migliaia di persone sono stipate al confine tra Venezuela e Colombia: donne, uomini e bambini fuggiti dagli scontri armati avvenuti nella città La Victoria, situata in territorio venezuelano, tra le forze militari della FANB (Forza Aerea Nazionale Bolivariana) e i gruppi armati dissidenti colombiani delle FARC. Ad oggi si contano circa 5834 persone in cerca di riparo, fuggite dallo Stato di Apure (Venezuela), che confina con il comune di Arauquita, dipartimento colombiano di Arauca. Un numero in crescita dalla data di inizio degli scontri, il 21 marzo scorso. Nonostante da diversi giorni si registri una calma apparente tra i due fronti, il livello di allerta continua ad essere alto. Preoccupano enormemente le condizioni di vita delle persone, sia famiglie che singoli individui, che hanno abbandonato le loro casa, senza prendere nulla con sé, per paura di rimanere coinvolti negli scontri a fuoco. 

 

L’intervento di INTERSOS

 

INTERSOS già da due anni è al confine tra Colombia e Venezuela per portare aiuto e assistenza alle persone più vulnerabili, attraverso attività di sostegno psicosociale e legale. In questi giorni di emergenza stiamo distribuendo di kit igienici e ripariDurante la settimana dal 12 al 16 aprile, il nostro staff ha provveduto alla consegna di beni essenziali tra i migranti che sono nelle zone di Barrios las Flores, Vereda San Lorenzo ed El Troncal, comune di Arauquita. In un solo giorno sono stati consegnati 80 kit contenenti tende e coperteGrazie a queste distribuzioni, molte famiglie hanno trovato rifugio per la notte, riducendo così il rischio di incorrere in situazioni di pericolo.

 

Queste persone non hanno cibo, acqua potabile, riparo dalle piogge, vestiti e ogni altro bene utile alla sopravvivenza in un contesto complesso come quello che caratterizza il confine venezuelano-colombiano. Molti vivono accampati a ridosso del fiume Arauca, spesso attraversato dagli stessi migranti con canoe o imbarcazioni di fortuna. L’intervento umanitario diviene prioritario a fronte dell’aumento delle persone in fuga, quella che si sta consumando nel territorio colombiano è un’emergenza su cui silente e spesso indifferente è la voce dalla comunità internazionale. Eppure, il complesso panorama politico e socioeconomico della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha generato uno dei più grandi movimenti migratori degli ultimi anni; si stima che 5,4 milioni di persone abbiano lasciato il Paese.

 

La paura del COVID-19 tra la popolazione migrante 

 

In tempi di pandemia, diviene ancora più urgente un coordinamento umanitario a fronte dell’impatto che il COVID-19 ha sulla popolazione. Ad oggi si registrano circa 22 persone positive al virus: il numero stimato di persone positive al COVID-19 è però molto più alto ma non precisabile a causa della mancanza di risorse per effettuare i test rapidi o molecolari. Inoltre la precarietà degli insediamenti informali, formati spesso da assembramenti di tende, l’assenza di misure di distanziamento e di igiene, rendono quasi impossibile riuscire ad evitare la diffusione del virus tra le persone. Per le prossime settimane, con l’aumento delle piogge, si teme un innalzamento tale delle acque del fiume Arauca che potrebbe impedire l’accesso agli operatori umanitari in diverse zone di riparo per i migranti.

 

È necessario poter garantire alla popolazione stipata nelle aree urbane e rurali l’accesso a beni primari e a servizi fondamentali come l’assistenza psicosociale e la consulenza legale, anche per il rischio che possano esplodere tensioni, aggressioni o atti di violenze di genere, che spesso hanno luogo in contesti di degrado e abbandono. Nel campo di Ceballos, INTERSOS sta organizzando una serie di colloqui e momenti di ascolto con donne e ragazze per avviare con loro un percorso di supporto psicosociale e sensibilizzazione sul tema della violenza di genere.

 

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