Ogni ora in Repubblica Centrafricana due persone sono colpite da violenza di genere. Noi cerchiamo di contrastarla con una metodologia che prevede il coinvolgimento degli uomini delle comunità locali e dei rifugiati sudanesi per promuovere comportamenti responsabili

 

La presenza di gruppi armati attivi nel Nord-est della Repubblica Centrafricana, unita alla crisi in corso in Sudan, continua a provocare spostamenti forzati della popolazione verso le città di confine come Am-Dafock e Birao. Questi movimenti amplificano la vulnerabilità di donne e ragazze, esponendole a un rischio maggiore di violenze sessuali e di genere, con gravi conseguenze sulla loro salute fisica e mentale, oltre che sul benessere socio-economico delle loro famiglie.nel Nord-est della Repubblica Centrafricana, unita alla crisi in corso in Sudan, continua a provocare spostamenti forzati della popolazione verso le città di confine come Am-Dafock e Birao. Questi movimenti amplificano la vulnerabilità di donne e ragazze, esponendole a un rischio maggiore di violenze sessuali e di genere, con gravi conseguenze sulla loro salute fisica e mentale, oltre che sul benessere socio-economico delle loro famiglie.

Secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), ogni ora nella Repubblica Centrafricana due persone, principalmente donne e ragazze, sono vittime di violenza di genere. Nel solo primo trimestre del 2024, sono stati segnalati quasi 5.000 casi, di cui il 37% riconducibili a violenze sessuali. La Banca Mondiale stima che ogni anno vengano registrati in media circa 11.000 episodi di violenza sessuale, il 74% dei quali riguarda minori di entrambi i sessi.

Per affrontare questa emergenza, è stata organizzata a Birao -città a nord della Repubblica Centrafricana, capoluogo della prefettura di Vakaga- una sessione formativa sull’approccio EMAP (Engaging Men through Accountable Practice ) che consiste nel coinvolgere gli uomini e indurli a portare avanti pratiche responsabili. E’ stata destinata a 16 facilitatori e facilitatrici membri della comunità e 2 membri del nostro staff . Tra i partecipanti,  rifugiati sudanesi residenti nel quartiere di Korsi, giovani della comunità locale e operatori umanitari. La formazione, della durata di 12 giorni, è stata condotta da formatori di INTERSOS e di UNHCR.

Durante l’apertura della sessione, Kenneth Chulley, Vice Rappresentante di UNHCR per le operazioni, ha elogiato l’iniziativa, sottolineando l’importanza di coinvolgere gli uomini attraverso pratiche responsabili nella lotta contro la violenza di genere.

«Non avevo mai partecipato a una formazione simile», ha dichiarato Yasser, un partecipante della comunità locale, aggiungendo che l’esperienza ha avuto un impatto positivo sui suoi comportamenti: «Prima di questa formazione, rimproveravo le mie sorelle perchè non pulivano il cortile di casa. Dopo aver seguito i moduli EMAP, ho deciso di occuparmi io stesso della pulizia ogni mattina».

Abdel Karim, un altro partecipante proveniente da Korsi, ha ammesso di non essere consapevole della natura della violenza di genere e di aver spesso esercitato violenza nei confronti della moglie. «In passato la picchiavo quando il pasto non era pronto al mio ritorno. Ora ho compreso che si tratta di violenza di genere e mi impegno a trattarla con maggiore responsabilità».

L’approccio EMAP sarà implementato nelle prossime settimane anche negli altri quartieri di Birao.