Il conflitto in corso in Sudan ha creato una complessa crisi umanitaria, causando lo sfollamento di milioni di persone e un enorme bisogno di aiuti umanitari. In una Nota Politica e Programmatica, INTERSOS evidenzia le sfide attuali e fornisce una serie di raccomandazioni e priorità programmatiche chiave.

 

Il conflitto in Sudan, iniziato nell’aprile 2023, ha scatenato una devastante crisi umanitaria. Il numero di persone che necessitano di assistenza è cresciuto da 15,8 milioni prima della guerra a 25 milioni oggi. Oltre 11,2 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case, di queste 8,1 milioni sono fuggite in altre zone del Paese più sicure e 3,1 milioni hanno cercato sicurezza nei Paesi vicini.

INTERSOS, dopo aver lavorato in Sudan per 12 anni (2004-2015), è tornata a operare nel Paese per rispondere a questa crisi che continua ad aggravarsi. I nostri team forniscono servizi essenziali di salute, nutrizione, acqua, servizi igienico-sanitari (WASH) nel Darfur Occidentale, Darfur Centrale, Nilo e Kassala. Stiamo anche assistendo i rifugiati nei Paesi vicini come Ciad, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana (CAR) e Libia, così come coloro che hanno raggiunto l’Italia e la Grecia.

Questa Nota Politica e Programmatica è stata preparata per la conferenza “600 giorni di guerra in Sudan”, organizzata dal Mixed Migration Centre (MMC), dal Danish Refugee Council (DRC) e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). L’evento si è svolto il 3-4 dicembre 2024 a Nairobi, Kenya. Questa nota, ha l’obiettivo di evidenziare le sfide che le popolazioni sfollate e le organizzazioni umanitarie devono fronteggiare a causa del conflitto, sia in Sudan che nei Paesi vicini, ma ha anche l’obiettivo di fornire una serie di raccomandazioni chiave e priorità programmatiche.

600 giorni di guerra in Sudan

Esperienza e raccomandazioni di INTERSOS

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Le risorse limitate nei Paesi ospitanti, unite all’afflusso di rifugiati, hanno portato a un’impennata dei prezzi e a una maggiore competizione per beni e servizi essenziali. In Sudan, d’altra parte, il conflitto ha anche aggravato le tensioni etniche, portando a violenze mirate. Donne e ragazze sono particolarmente esposte alla violenza di genere, comprese le aggressioni sessuali e i matrimoni forzati, mentre il crollo delle strutture sociali e il limitato accesso alla giustizia hanno peggiorato ulteriormente la situazione. I bambini sono a rischio di separazione dalle famiglie, sfruttamento, abusi e reclutamento in gruppi armati. L’interruzione dei sistemi educativi aggrava ulteriormente la loro vulnerabilità.

Anche le organizzazioni umanitarie si trovano ad affrontare numerose difficoltà. L’insicurezza, gli ostacoli burocratici e le restrizioni imposte dalle parti in conflitto ostacolano la fornitura di aiuti. Ottenere visti per il personale internazionale è un processo lungo, che complica lo spiegamento del personale umanitario. Ottenere permessi per i movimenti transfrontalieri è difficile e ritarda l’arrivo degli aiuti. Gli attacchi contro i civili e le strutture umanitarie interrompono ulteriormente la fornitura di servizi.

Questa nota politica evidenzia l’urgente necessità di maggiori finanziamenti e sforzi diplomatici per affrontare la crisi umanitaria in Sudan. Invita i donatori a onorare pienamente i loro impegni e a dare la priorità a impegni di finanziamento a lungo termine che supportino sia gli aiuti di emergenza che le iniziative di costruzione della resilienza. La nota sottolinea inoltre la necessità di intensificare gli sforzi diplomatici per facilitare il dialogo tra le fazioni in guerra, promuovere un cessate il fuoco e sostenere un processo di pace inclusivo che affronti le cause profonde del conflitto. Inoltre, invita sia il Sudan che i Paesi che ospitano i rifugiati a garantire un accesso umanitario senza ostacoli e raccomanda che i Paesi ospitanti continuino a sostenere gli sfollati e promuovano la coesione sociale tra rifugiati e comunità ospitanti. Infine, la nota invita la comunità umanitaria a rafforzare il coordinamento, sostenere gli operatori locali, sviluppare politiche regionali coerenti e affrontare i bisogni di salute mentale e psicosociali delle persone colpite dal conflitto.

La situazione in Sudan richiede un’azione immediata per alleviare le sofferenze delle persone colpite dal conflitto.