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In Camerun, così come in altri Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, abbiamo avviato progetti per il contrasto alla violenza di genere che prevedono anche il coinvolgimento e la sensibilizzazione degli uomini come agenti di cambiamento sociale

    Nella lotta alla violenza di genere la prevenzione ha un ruolo fondamentale. Nei contesti umanitari queste violenze sono per il 70% a danno delle donne, per questo la prevenzione, nei nostri progetti, passa anche attraverso il coinvolgimento e la sensibilizzazione degli uomini. La violenza di genere (GBV) è una violazione dei diritti umani che comprende danni fisici, sessuali, mentali o economici inflitti a una persona a causa di squilibri di potere tra uomini e donne. Violenza domestica, stupro, tratta, matrimonio precoce e forzato, molestie sessuali, sfruttamento e abuso sessuale sono alcuni dei casi di GBV più comuni nelle emergenze umanitarie. In tutti i paesi in cui lavoriamo su queste tematiche, i progetti sulla  violenza di genere mirano a ridurre le vulnerabilità, a costruire sistemi sicuri per sostenere il processo di recupero delle sopravvissute e dei sopravvissuti, minimizzando e mitigando i rischi. Ma non solo, c'è anche un'altra faccia della risposta: l’assistenza e la protezione delle comunità più vulnerabili passa anche per il coinvolgimento degli uomini come alleati e agenti di cambiamento attivo nella prevenzione e nella lotta contro la violenza di genere nelle loro comunità. Il contrasto alla violenza di genere, infatti, non è completo senza la prevenzione; cambiare l'atteggiamento e la percezione della comunità nei confronti delle norme di genere e delle pratiche culturali dannose è ciò che porta a un cambiamento duraturo. "I cambiamenti strutturali e sociali necessari per l'uguaglianza di genere richiedono un cambiamento negli atteggiamenti e nei comportamenti della società nel suo complesso, da qui l'importanza di coinvolgere gli uomini”, spiega Elisa Menegatti, nostra Protection Advisor per l'Africa Occidentale e Centrale. INTERSOS in Camerun, come in Burkina, Mali, Ciad, Nigeria e in alcuni paesi del Medio Oriente, sta sperimentando questo approccio, svolgendo  attività di prevenzione volte a incoraggiare la partecipazione attiva degli uomini nella prevenzione e nella mitigazione dei rischi di violenza di genere. “Questo programma - chiarisce ancora Elisa Menegatti- rappresenta un piccolo passo per apportare cambiamenti significativi negli atteggiamenti e nelle pratiche degli uomini, uno sforzo scoraggiato da norme culturali e nozioni negative di mascolinità. Decostruire le percezioni negative della mascolinità e coinvolgere gli uomini in pratiche responsabili -aggiunge- è fondamentale nella lotta contro la violenza di genere, ma è anche un processo complesso che richiede tempo". Il programma si svolge attraverso due mesi di sessioni di sensibilizzazione, seguite poi dal continuo impegno degli uomini nelle loro comunità come attori fondamentali nella rinegoziazione delle norme di genere. In Camerun, in particolare, grazie al sostegno dell’Unione Europea (progetto "Sostegno alla resilienza delle comunità del dipartimento Logone et Chari colpite da conflitti e inondazioni") abbiamo individuato 300 uomini tra coloro che svolgono ruoli  chiave della comunità -rappresentanti dei tribunali tradizionali, i leader religiosi e comunitari locali, i rappresentanti delle strutture statali e i membri chiave delle reti di protezione, dei comitati e delle associazioni locali - e li abbiamo invitati a partecipare a sessioni settimanali e attività strutturate per un periodo di 8 settimane, con l'obiettivo di costruire competenze nella lotta contro la violenza di genere e di creare un ambiente sicuro. Al termine delle sessioni, sono stati creati ufficialmente 12 gruppi di uomini che agiscono come "agenti del cambiamento", uno per ogni località. Questi uomini sensibilizzeranno le rispettive comunità sull'importanza di adottare comportamenti non violenti e prevenire la violenza di genere. Secondo questo modello, le sessioni sono gestite dagli operatori e operatrici sociali di INTERSOS, con la partecipazione attiva di facilitatori e di  punti di riferimento della comunità, sotto la supervisione del nostro staff tecnico. Queste 8 sessioni si svolgono in spazi protetti e culturalmente accettati, come i centri comunitari e altri spazi sicuri all'interno della comunità. “Si tratta di un passo avanti verso l'eliminazione della violenza di genere e stiamo iniziando a osservare i primi risultati positivi”, osserva la nostra Protection Advisor. “L'obiettivo è adattarlo e diffonderlo in tutte le comunità che assistiamo”.  

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